Odio e paura su Facebook: dati preoccupanti.
A metà Febbraio 2018, l’edizione tedesca dell’Huffington Post ha pubblicato un articolo di Jürgen Klöckner nel quale si riportano i risultati della ricerca condotta da Johanna Wild per Crowdalyzer riguardo l’incremento di odio e paura su Facebook e, a seguire, quelli di un esperimento condotto proprio dallo stesso giornalista tedesco.
La ricercatrice ha “vissuto” per alcune settimane all’interno di gruppi e pagine Facebook tipo “Freie Medien” (in inglese, Free Media) che diffondono messaggi di odio e paura a tutte le ore.
Quotidianamente vengono pubblicati messaggi che insinuano, ad esempio, che ci siano “cavalli di Troia tra i migranti”, oppure che le Nazioni Unite consentano l’avvelenamento graduale dei prodotti alimentari.
“Vivevo in un mondo parallelo che mi riempiva di odio“, ha detto la Wild, “occorre un grande sforzo per uscirne“.
La posizione di Facebook.
Lo scorso Gennaio Facebook, attraverso un post del suo fondatore e CEO Mark Zuckerberg, ha comunicato di aver modificato radicalmente il proprio algoritmo.
Il nuovo newsfeed personalizzato viene ora alimentato in modo completamente diverso, dando la maggior parte dello spazio ai post di amici e parenti perché, “in base ad una ricerca interna” dicono “è meglio per il nostro benessere usare i social per connetterci con persone alle quali teniamo, mentre leggere passivamente articoli o guardare video (sebbene siano divertenti o informativi) può non essere salutare per il nostro stato d’animo.“
Ottimi propositi, in teoria.
Non possiamo però dimenticare che Facebook è un’azienda quotata in borsa che trae il 98% del suo fatturato (oltre 40 miliardi di dollari) dalla vendita di pubblicità basate sui dati sensibili degli utenti; le aziende acquistano spazi confidando nella capacità del social di intercettare interessi e bisogni latenti di un pubblico enorme (oltre 2 miliardi di persone).
Ne consegue che la modifica dell’algoritmo ha drasticamente ridotto le visualizzazioni spontanee delle pagine (quelle cioè non a pagamento) ed alzato i costi di quelle sponsorizzate.
Dal punto di vista del social come azienda riteniamo non ci sia nulla di male, davvero qualcuno pensava di poter sfruttare commercialmente Facebook gratis in eterno?
Facebook e le notizie.
Il problema dell’aumento di odio e paura su Facebook è legato al fatto che, in base al nuovo algoritmo, l’attendibilità delle fonti di informazione dipende dalle scelte degli utenti: quanto più una notizia viene commentata e condivisa, tanto più verrà considerata vera dal social ed avrà visibilità spontanea.
Se amici e parenti condividono o commentano regolarmente fake news o articoli che suscitano paura ed odio, si innescherà un pericoloso vortice di eco impossibile da fermare anche dopo smentite autorevoli ed oggettive.
“È importante che Facebook sia un luogo in cui le persone possono confrontare le proprie idee“, aveva dichiarato Zuckergerg. “Il dibattito fa parte di una società sana. Non c’è posto per l’odio nella nostra comunità“.
Odio e paura su Facebook: il fallimento dei piani di Zuckerberg.
I contenuti che scatenano emozioni come l’odio, la rabbia e la paura guadagnano terreno. Sono le conclusioni di una vasta ricerca condotta da HuffPost utilizzando i dati del sito Web “10000Flies.de“. Questo sito tedesco misura le interazioni (like, reazioni, commenti e condivisioni) generate dai contenuti sui social media ed elenca gli articoli di maggior successo ogni giorno.
Sono stati analizzati i 20 post di maggior successo quotidiani nei mesi di Gennaio 2017, Luglio 2017 e Gennaio 2018, per un totale di 1860 post.
Scopo della ricerca: individuare tra i 20 contenuti di maggior successo di ogni giorno qual è la percentuale di articoli pubblicati allo scopo di suscitare emozioni come odio, rabbia, indignazione e paura.
La prima considerazione è che gli articoli che suscitano emozioni come odio e paura su Facebook hanno avuto un ruolo più importante a Gennaio 2018 rispetto a Luglio e Gennaio 2017, evidenziando quindi un trend in crescita.
Anche mezzi di comunicazione di nicchia, di dubbia provenienza, riuscivano a competere con i principali media usando proprio argomenti altamente polarizzanti (spesso falsi).
Ad esempio le storie riguardanti crimini nei quali sono coinvolti soggetti con probabile background migratorio.
I numeri della ricerca.
Non solo è aumentata la percentuale di questi articoli nei primi 20, ma anche le interazioni degli utenti con questi articoli.
A Gennaio 2017, il numero di interazioni era di 3,3 milioni, un anno dopo era 3,7 milioni (+12%).
A Gennaio 2017, il 36% degli articoli nella classifica dei 20 migliori di “10000Flies.de” erano basati sulla paura.
Questa cifra è salita al 38% a Luglio e nel Gennaio 2018 ha raggiunto un preoccupante 50%.
Ogni giorno, la metà degli articoli più condivisi e commentati arriva da fonti dubbie e riguarda notizie che suscitano emozioni come rabbia, odio e paura.
Analizzando le singole fonti, la portata sui social media del sito di notizie di destra “Epoch Times” è cresciuta quasi del 15%, anche se il sito non si colloca nemmeno tra i primi 50 siti di notizie più letti in Germania. Il sito di teorie della cospirazione “Journalistenwatch” ha registrato una crescita quasi del 90% nello stesso periodo. Il giornale conservatore di destra “Junge Freiheit” è salito del 56%.
Senza i social media ed i loro algoritmi, siti come “Epoch Times” non sarebbero mai in grado di competere con siti di notizie consolidati.
L’articolo “Ratisbona: due afghani di 17 anni hanno picchiato brutalmente gli agenti di polizia” dal “Epoch Times” era in testa della classifica “10000Files” il 14 gennaio.
Un altro articolo di “Die Welt“, “Rifugiato ha detto di aver abusato di una bambina di 4 anni figlia della sua famiglia adottiva” ha scalato la classifica il 21 gennaio.
Ciò si traduce in una distorsione che non riflette la realtà. In Germania, la percentuale di immigrati coinvolti in reati penali nel 2016 è stata del 14,5%.
Le cifre per il 2017 non saranno disponibili fino alla primavera, tuttavia possiamo immaginare che i numeri saranno abbastanza simili a quelli all’anno precedente.
Facebook: un mondo parallelo?
Facebook sembra essere diventato un luogo che non riflette più la realtà della vita della maggior parte dei suoi utenti e del pubblico in generale, tuttavia rischia di condizionarla.
Si moltiplicano i contenuti estremi, xenofobi e razzisti, mentre altri tipi di contenuti di solito spariscono.
“Lungi dal portare l’illuminazione, i social media stanno diffondendo veleno e rappresentano una minaccia alla democrazia.“
The Economist (Novembre 2017)
Odio e paura su Facebook: notizie “dall’interno”.
Le recenti dichiarazioni di alcuni personaggi che hanno contribuito alla progettazione ed alla crescita di Facebook lasciano profondamente sgomenti e vanno lette per comprendere meglio l’entità del problema:
“Gli strumenti che abbiamo creato stanno iniziando a erodere il tessuto sociale ed i meccanismi su cui si fonda la società stessa.“
“Viviamo in un mondo dove è facile confondere verità e popolarità. Con i soldi puoi amplificare qualsiasi cosa tu voglia e convincere la gente a credere in ciò che diffondi: se è popolare allora è vero. E ciò che non è popolare potrebbe non essere veritiero. “
(Chamath Palihapitiya, ex Manager di Facebook, intervista alla CNBC)
“Il social di Zuckerberg sfrutta le vulnerabilità psicologiche umane alimentando paura e ansia di restare esclusi dal flusso inarrestabile di notizie, vere o false che siano”
“Cambia letteralmente il tuo rapporto con la società, l’uno con l’altro. Probabilmente interferisce con la produttività. Dio solo sa cosa sta facendo al cervello dei nostri figli“(Sean Parker, ex Presidente ed investitore di Facebook, intervista a The Guardian)
Odio e paura su Facebook: le conseguenze.
Sociometrica, con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale di Expert System, ha analizzato 150.000 contenuti a sfondo politico nei 2 mesi precedenti alle elezioni italiane del 4 Marzo 2018 (report completo – molto interessante – qui).
Catalogando e riconoscendo 80 tipi di emozione (ansia, gioia, felicità, rabbia, coraggio, odio, orgoglio, ecc.), si è potuta formare la mappa del sentimenti degli elettori, eccola:
Appare abbastanza evidente come i sentimenti predominanti siano tutti fortemente negativi, decisamente troppi anche al netto di una legittima e fisiologica preoccupazione per il futuro.
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