EXPO2015- evento Social #SMWRME - SocialWebMax

Nel corso della Social Media Week Rome #SMWRME abbiamo ascoltato, con molto interesse, la conferenza dal titolo “Cosa sta succedendo ad Expo2015” della quale vogliamo ora proporvi una sintesi.

Ad “aprire le danze” è stato Giacomo Biraghi (Digital & Media PR di Expo2015) che, con entusiasmo davvero incontenibile, è descritto in breve le caratteristiche dell’evento Expo.
Abbiamo quindi scoperto che si tratta di un format che viene venduto agli stati, organizzato ogni 5 anni (ne esiste una versione minore che può essere organizzata in mezzo a due universali) ed è un parco a tema, grande famiglia della quale fanno parte anche i casino, le navi da crociera ed i parchi divertimenti.

Esistono alcuni condizioni indispensabili, caratteristiche peculiari dell’evento Expo:

  • Nuova struttura: tutto deve essere costruito ex novo e devono esserci molte attrazioni.
  • Molte code: deve esserci attesa per assistere ad eventi e padiglioni (si è arrivati a 2 ore per quello del Brasile).
  • No museo: Expo è un’esperienza che si ripete tra i 7 ed i 50 minuti.
  • Migliaia di eventi: devono essere previsti, inclusi quelli organizzati dai singoli padiglioni ma non solo.
  • Target: sono le famiglie.
  • Cadenza: uno ogni 5 anni, che sia ambizioso ed irripetibile.
  • Durata: unico evento di queste dimensioni ad avere una durata limitata e stabilita.
  • Rimozione finale: tutte le attrazioni devono essere rimosse al termine.
  • Condominio: Expo ha una modalità di gestione a condominio, ci sono 146 stati, per un totale di 412 condomini.
  • Vincitori e protagonisti: l’unica olimpiade dove tutti vincono la medaglia d’oro e tutti sono protagonisti.
  • Tema: deve essere scelto un tema di interesse generale. Senza contenuti, senza riferimenti geografici e che sia politically correct.

Quanto all’Expo2015, Biraghi ha voluto chiarire alcuni aspetti importanti che stridono oggettivamente con il disfattismo che lo ha preceduto nei media:

“Expo2015 è il primo expo nella storia ad aver aperto con tutti i padiglioni visitabili.”

“Expo2015 è il primo expo ad aver venduto 10 milioni di biglietti prima dell’apertura.”

I dati ufficiali sono di 2,7 milioni di visitatori, e 15 milioni di biglietti venduti al 31 Maggio. La stima è di raggiungere i 20 milioni di visitatori totali.

Senza alcun tono polemico, Giacomo Biraghi ha poi voluto chiarire alcuni aspetti importanti riguardo l’evento Expo2015, definiti “errori di informazione“:

  • Expo non è un evento salvifico, è un format.
  • Expo non è una fiera, è un parco a tema.
  • Expo non è a Rho, non è a Fiera Milano, è in un’area del Comune di Milano che tornerà come prima.
  • Expo è un evento popolare.
  • Expo non ha come target politici, giornalisti o intellettuali, ma famiglie.

Passando poi al periodo che ha preceduto l’apertura, Biraghi è stato diretto:

Purtroppo 7 alti dirigenti di Expo, bastardi…, sono stati coinvolti da indagini ed hanno poi patteggiato, rovinando l’immagine di un evento straordinario.
Ma dal 1 Maggio c’è stata un’inversione di tendenza, grazie ai fatti.

Expo2015 evento social 01 - SocialWebMax

L’intervento di Giacomo Biraghi alla Social Media Week Rome nel panel “Cosa sta succedendo a Expo2015”.

Expo2015: la strategia social.

Expo2015 è in effetti il primo grande evento dell’era social, è stato creato un sito dove vengono pubblicati tutti i documenti interni: www.socialmediaexpo2015.com.

La strategia che si è scelta è

riverberare e condividere la grande massa di contenuti creati da partner, espositori e utenti. Produciamo poco, condividiamo molto.

Molto spazio viene dato alla parte fotografica, con l’uso dei social come Instagram ed i numeri di engagement planetaria sono soddisfacenti.

 

Expo in Città.

Di seguito ha preso la parola Alvise De Santis, spiegando il progetto “Expo in Città“, nato a Maggio 2014 per riunire tutti gli eventi in contemporanea con Expo2015.
Ad oggi sono stati inseriti ben 37.000 eventi.
Il sito è in crowdsourcing, una modalità coraggiosa ma coinvolgente e democratica di inserimento e promozione degli eventi.

Noi non abbiamo inserito alcun evento, si è solo creata la piattaforma, il calendario.

Altra importante caratteristica del progetto è che il sito non chiude mai, cioè si è sempre in tempo per inserire eventi online.

In contemporanea si è creata una app “aperta”, lasciando cioè che fosse in competizione con altri sviluppatori, lo scopo era ed è la visibilità.

Molte idee brillanti sono arrivate dall’esterno, ad esempio una società che produce stampanti per scontrini di bar e ristoranti ha proposto di inserire, nei conti dei clienti, i 4 eventi che si svolgeranno nelle prossime ore nei dintorni. Esempio pratico di strategia win-win.

I costi dell’operazione sono stati coperti dalla Camera di Commercio e dal Comune di Milano ma questo strumento dovrà rimanere attivo:

È il più grande calendario al mondo che raccoglie eventi.

Sempre riguardo ai costi, le traduzioni sono state fatte da volontari ed associazioni che hanno collaborato gratuitamente.

L’invito è dunque a scaricare una delle app e ad andare sulla mappa per scoprire la moltitudine di eventi presenti per ogni tipo di interesse.

Chissà si si potrà replicare anche a Roma, in occasione del Giubileo?

ExpoInCitta - SocialWebMax

La home del sito expoincitta.com

 

Il sentiment social verso Expo2015.

A conclusione del panel, Andrea Ceron (ricercatore per l’Università di Milano e vicepresidente di Voices from the Blogs) ha mostrato alcune slides con i dati relativi al sentiment della rete, tra aspettative e realtà, emersi dall’analisi di oltre 600 milioni di post..

Ci è parsa interessante l’evoluzione del sentiment su Expo2015:

  • 2011: “non ce la faremo”,
  • 2012: “rischio infiltrazioni”,
  • da inizio 2015: è cresciuto in modo esponenziale il numero di mention.
Expo2015 evento social 03 - SocialWebMax

L’intervento di Andrea Ceron (voicesfromtheblogs)

 

Il sentiment è parso sempre abbastanza positivo, con ovvi picchi negativi in corrispondenza degli scandali.

Anche grazie ai noexpo è accresciuto il coinvolgimento dei proexpo.

È emerso poi che gli Italiani sono molto confusi su cosa sia Expo (una mostra, un evento, una festa, un museo, un parco…).
Piacciono molto le architetture (oltre al 50%), poi i contenuti ed infine gli eventi.

Abbiamo anche la hit parade dei padiglioni più amati dagli italiani:

  1. Francia,
  2. Cina,
  3. Azerbaijan e Svizzera.

Per gli stranieri, invece, i padiglioni preferiti sono:

  1. Italia,
  2. Regno Unito
  3. Giappone.

 

Intervista a Giacomo Biraghi (Digital & Media PR di Expo2015).

A margine della conferenza, abbiamo rivolto qualche domanda a Giacomo Biraghi, ecco cosa ci ha risposto.

 

D. Digital & Media PR di Expo2015, in pratica Giacomo che lavoro fai?

“Seguo gli account Twitter e Facebook di Expo 2015 insieme ad un team di una decina di persone.
Giro l’italia (più di 100 tappe) e Milano (più di 1500 tappe) negli ultimi 4 anni a raccontare cos’è Expo.”

 

D. Da Luglio 2014 all’apertura del 1 Maggio, come hai cercato di comunicare l’identità dell’Expo?

“Attraverso un manuale (scaricabile gratuitamente www.expottimisti.it) e attraverso un discorso di 28 minuti che raccoglie tutte le caratteristiche principali del format expo.”

 

D. La visita all’Expo mi ha personalmente entusiasmato, sebbene preceduta e scoraggiata da polemiche lette in rete. Tralascio le vicende giudiziarie e mi soffermo sui dettagli marginali, temevo di dover pagare 3€ per una bottiglietta d’acqua ma ho scoperto, appena entrato, che esistono decine di fontane con acqua fresca liscia e gassata gratuita e che si può mangiare bene con meno di 10€. In tutta onestà, credi che di sarebbero dovute e potute gestire meglio alcune criticità sui Social, dato il breve tempo a disposizione per l’evento?

“Abbiamo creato un account dedicato a queste informazioni di servizio con il supporto diretto di Twitter (@askexpo). Rispondiamo a migliaia di richieste al giorno tramite i nostri canali social diretti FB e TW e INSTAGRAM. Personalmente ho incontrato più di 70000 persone negli ultimi anni. Si può fare di più, ma Expo è un evento complesso che si conosce vivendolo.”

 

D. Avete fatto uso di influencer?

“Gli influencer sono stati coinvolti in modo marginale e prevalentemente spontaneo.”

 

D. Pensi potrebbe essere utile inserire indicatori del tempo di attesa fuori dai padiglioni?

“Sarebbe utile ma nel regolamento di Expo non c’è alcun vincolo a riguardo, ognuno è libero di agire come crede.”

 

D. Durante la conferenza, hai riassunto millemila pagine di contratto del format Expo in pochi minuti, aiutando la platea a capire la vera identità dell’Expo. Anche i dati forniti ci informano che gli italiani hanno però in mente ben altro. Colpa della politica che ci ha messo e tolto il cappello a seconda del proprio tornaconto?

“Non è colpa di nessuno. Semmai è stata una grande disattenzione nel concentrarsi su altro e non sul contenuto di Expo.”

 

D. È di oggi (12 Giugno scorso, n.d.r.) la polemica di Gianni Barbacetto sul Fatto Quotidiano che critica aspramente il tuo ruolo, entrando nel personale.
L’astio dei nostri connazionali non riesce a trovare pace nemmeno a tempo determinato, fino a conclusione dell’Expo. Te lo aspettavi?

Sinceramente devo tornare al lavoro e non ho testa per queste polemiche. Ho risposto a tutte le domande poste dall’articolo qualche secondo dopo che è uscito, ora devo tornarmi ad occupare di Expo.

 

Ringraziamo molto Giacomo Biraghi per la sua disponibilità e gli auguriamo buon lavoro nella speranza che un evento come l’Expo che, bene o male, ci vede coinvolti come paese, possa essere un successo di pubblico e di immagine per l’Italia.

Massimo Melica, l'avvocato della rete #SMWRME - SocialWebMax

Ecco un estratto dell’intervento dell’Avvocato Massimo Melica (Studio Legale Melica Scandelin & partners) alla conferenza “I Social per il mondo dei professionisti” dello scorso 12 Giugno, nel corso della Social Media Week Rome #SMWRME.

Melica ha iniziato raccontando di aver avuto un approccio con internet fin dai suoi albori, per passione e per colmare un vuoto. Così, in breve tempo, si è trovato come l’orbo nel paese dei ciechi, sindaco!

Ora si occupa in larga scala di diritto applicato alle nuove tecnologie, alla rete, alle app, all’e-commerce, con una specializzazione particolare in web reputation.

Per le grandi aziende, la comunicazione online non serve a nulla.

Ha detto Massimo Melica, un’affermazione forte che approfondiremo più avanti.

Internet è come l’oceano, tutti lo usano a proprio piacimento.

Melica ha poi sottolineato che “bisogna smettere di pensare che la rete possa arricchire chiunque, internet è per tutti ma non tutti sono per internet.

“Essere famosi su Facebook è come essere ricchi a Monopoli.”

Un paio di giorni prima aveva sollevato un notevole polverone l’affermazione di Umberto Eco, secondo il quale i Social “danno diritto di parola a legioni di imbecilli… che oggi hanno lo stesso diritto di parola di un premio Nobel“, a questo riguardo l’avvocato Massimo Melica si è detto decisamente concorde, arrivando a derubricare la frase incriminata alla voce “innegabile ovvietà“.

Ci sono troppe aspettative da un mondo che è spesso fuffa.

Il suggerimento riguardo l’attività online è quello di prestare attenzione ai modi ed ai contesti; divertente l’aneddoto di una comunità che iniziò a fare catechesi su Second Life ma, badando soltanto alla densità di pubblico ed ignara completamente del contesto, era finita in un’isola popolata esclusivamente da attività pornografiche finendo per essere ricoperta di insulti.

Onde forse evitare inconvenienti derivanti dall’incompetenza altrui, Massimo Melica ha affermato di gestire in prima persona la presenza social dello studio.

 

Tornando poi al suo lavoro, Melica ha raccontato di aver visto in procedimenti giudiziari qualunque cosa sia in rete.

Non sappiamo che piega prenderà internet nei prossimi anni.

 

A conclusione del suo intervento, l’avvocato Melica ha spiegato la sua recente teoria dell’algoritmo AEM.

AEM è acronimo di Autorevolezza, Etica e Morale e l’esempio più adatto a dimostrare l’algoritmo è Gianni Morandi che, semplicemente essendo se stesso, pubblicando ciò che è, ha creato una community popolata prevalentemente da persone che non fanno parte del suo abituale pubblico“.

Massimo Melica avvocato della rete - Gianni Morandi algoritmo AEM - SocialWebMax

Un selfie di Gianni Morandi, pubblicato sulla sua pagina Facebook.

“Ognuno si immedesima nelle sue azioni che sono semplici.”

  • Autorevolezza: avere il coraggio di essere se stessi, anche contro corrente.
  • Etica: non dovere niente a nessuno.
  • Morale: la propria, sincera, onesta.

Massimo Melica ha concluso con una metafora ed una domanda chiave:

“Internet etico e pulito serve a tutti, se il lago è inquinato non si tuffa più nessuno.”

“Internet è il pericolo o è in pericolo Internet?”

 

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A conclusione della conferenza, abbiamo approfittato della sua disponibilità per rivolgergli qualche domanda:

D. Hai appena detto che ritieni inutile la comunicazione online per le grandi aziende. Potresti spiegarti meglio?

Le aziende che investono in pubblicità sui social network hanno bisogno di ambienti qualitativi in relazione agli utenti. Occorre che migliori la qualità dei contenuti e di conseguenza il livello di partecipazione dei consumatori, se ci si limita ad aggregare numeri e non risposte attive gli investitori sono destinati a rinunciare alla comunicazione digitale.
(approfondimento http://www.massimomelica.net/facebook-senza-chiarezza-merita-investimento-pubblicitario/)

 

D. L’affermazione di Umberto Eco “i social hanno dato diritto di parola a legioni di imbecilli” ha scatenato un acceso dibattito. La tua opinione a riguardo sembra sostanzialmente allineata. Il passaggio da fruizione passiva dei contenuti (vecchi media) e produzione di propri contenuti (grazie soprattutto all’internet mobile) ha dunque rimosso qualunque filtro? Per chi si occupa di marketing, questo è un vantaggio?

Gli imbecilli digitali sono al pari dei troll e dei fake un danno, essi creano distrazione attraverso un rumore di sottofondo che danneggia sia la Rete sotto il profilo culturale sia le aziende e consumatori nel loro dialogo sul mercato.
(Approfondimento http://www.massimomelica.net/chi-difende-gli-imbecilli-digitali-difende-il-proprio-pubblico/)

 

D. Credi sia ancora utile per un professionista avere una presenza Social, partendo oggi da zero?

Sviluppare e curare la propria identità digitale è sempre un elemento positivo, tuttavia occorre analizzare bene i risultati che si intendono raggiungere anche in base al potenziale bacino di clientela che si vuol fidelizzare. Un social plan mirato alle potenzialità e alle competenze del professionista è indispensabile prima di costruire la propria presenza on line.

 

D. Il tuo algoritmo AEM è un’ottima sintesi della ricetta necessaria per ottenere successo online, l’esempio di Gianni Morandi, di cui hai parlato, è probabilmente il più efficace. Non bisogna tuttavia dimenticare che era Gianni Morandi anche prima di approdare sui Social, quali speranze ha un illustre sconosciuto di ottenere coinvolgimento, fidelizzando il proprio pubblico?

Lo studio della comunicazione di Gianni Morandi è un caso di accademico, infatti è vero che è era già conosciuto da parte del pubblico, tuttavia è riuscito a conquistare la simpatia e la stima di un pubblico molto giovane che probabilmente non acquisterà mai un suo disco o un biglietto per il suo concerto ma che lo accredita e lo supporta per qualsiasi altra attività. Teniamo sempre a mente che la comunicazione digitale non solo può essere finalizzata per scopi commerciali ma anche per soddisfazione personale e il caso Morandi è una meta condivisa.”
(Approfondimento http://www.massimomelica.net/lalgoritmo-aem-di-gianni-morandi-la-comunicazione-digitale/)

Ringraziamo molto l’avvocato Massimo Melica per la sua disponibilità e cortesia, di seguito il suo intervento alla Social Media Week Rome.

Come avere profili efficaci su LinkedIn - SocialWebMax

Come avere profili efficaci su LinkedIn: i suggerimenti di Marcello Albergoni (Head of Italy LinkedIn)

Nel corso dell’intensa settimana del Social Media Week (#smwrme dal 8 al 12 Giugno 2015 alla Casa del Jazz di Roma), abbiamo avuto il piacere di ascoltare diversi personaggi di rilievo nazionale nell’ambito Social e, in alcuni casi, anche di poter scambiare qualche parola in privato con loro.

Durante la cerimonia di apertura dei lavori, tra gli altri ospiti, ha preso la parola anche Marcello Albergoni che ha rapidamente fornito una “fotografia” di LinkedIn, per il quale riveste il ruolo di Country Manager Italia.

Come avere profili efficaci su LinkedIn, i consigli di Marcello Albergoni - SocialWebMax

La testata del profilo LinkedIn di Marcello Albergoni (head of Italy)

 

“In poco tempo siamo passati da appena 2 milioni a ben 8 milioni di utenti” ha dichiarato Albergoni, “grazie certamente all’avvento del mobile, ma anche al nostro intervento informativo nelle aziende.”
Ha rivendicato dunque un ruolo fondamentale nella formazione ed informazione delle aziende italiane in merito alle opportunità offerte dal Social che egli rappresenta.

Poi è passato a tratteggiare la situazione lato lavoratori: “il lavoro per tutta la vita non esiste più, ormai molti lavoratori (soprattutto giovani) lo hanno compreso ed assimilato, e LinkedIn offre la possibilità ad aziende e professionisti di connettersi e trovarsi aggiornando il mercato del lavoro ai tempi attuali.”

Riguardo la possibilità di collaborazioni tra il Social e le istituzioni, Albergoni è stato ottimista: “stiamo lavorando per trovare accordi con le istituzioni, questo può essere il luogo dove far incontrare domanda e offerta.”

Come avere profili efficaci su LinkedIn, i consigli di Marcello Albergoni durante la SMWRME - SocialWebMax

L’intervento di Marcello Arrigoni alla Social Media Week di Roma #smwrme

Al termine dell’intervento, Arrigoni ha messo a disposizione la sua esperienza e conoscenza, decisamente precisa, del Social, regalando una serie di consigli per ottenere profili efficaci su LinkedIn.

Come avere profili efficaci su LinkedIn (persone fisiche):

  • FOTO PROFESSIONALE, una foto anche gioviale ma professionale che mi riprenda sarà 7 volte più efficace di un’immagine ambigua. Evitare dunque foto del cane, dei figli, della casa, eccetera.
  • CURARE IL SUMMARY: è una sorta di riassunto che deve raccontare la mia persona e la mia professionalità in breve. È spesso l’unica parte che venga letta per una prima “scrematura”.
  • INSERIRE TUTTE LE ESPERIENZE PROFESSIONALI: con attenzione e precisione, indicando referenze, date, aziende e skills (capacità, abilità) maturate o utilizzate.
  • INSERIRE LE PROPRIE SKILLS: avendo cura di selezionare ed ordinare per importanza quelle che possono meglio caratterizzarci negli ambiti lavorativi di nostro interesse (saper sciare è utile ma non prioritario se ci si presenta come web designer)
  • SEGUIRE LE AZIENDE DI NOSTRO INTERESSE: bisogna tener presente che l’80% non sta cercando lavoro ma, di fatto, è sul mercato. Le aziende cercano prima tra i propri followers perché si presume che siano coloro che maggiormente apprezzano/conoscono la loro realtà.

Come avere profili efficaci su LinkedIn (aziende):

  • COSTRUIRE L’IDENTITÀ: indispensabile descrivere attentamente l’azienda, la sua storia, i suoi obiettivi e metterli online.
  • FARE ENGAGEMENT: indispensabile coinvolgere per far crescere i fans.
  • SUCCESSIVAMENTE FARE RECRUITMENT: solo dopo aver creato una vera e propria Community dell’Azienda, potrò passare con successo alla fase di selezione di nuove risorse.

Content marketing - serio, ma non troppo - SocialWebMax

Abbiamo già visto quanto sia indispensabile il content marketing nella strategia comunicativa di chiunque voglia proporsi nel web (aziende, professionisti, commercianti, artigiani, blogger, eccetera), oggi vogliamo concentrarci sul miglior linguaggio da utilizzare per instaurare rapporti duraturi e reciprocamente soddisfacenti tra chi scrive e chi legge.
 

Essere seri o usare un linguaggio serio nel content marketing?

Iniziamo mettendo le mani avanti ed ammettendo che non abbiamo ancora trovato una risposta esaustiva a questa domanda, tuttavia crediamo fortemente nella ricerca e nel confronto aperto e siamo quindi sicuri che saprete aiutarci con i vostri commenti. 🙂

Nell’approccio iniziale con i clienti e nei confronti periodici con essi, notiamo, con sempre maggior frequenza, il tono quasi perentorio con cui professionisti ed imprenditori chiariscono di voler mantenere un profilo autorevole: “…creiamo il blog ma che sia serio e professionale, altrimenti che figura ci facciamo?“.
Puntualmente cerchiamo di bilanciare la loro posizione invitandoli a lasciare spazio anche ad un po’ di misurata leggerezza, garantendo loro che sapremo comporre al meglio la giusta ricetta per un linguaggio professionale, senza dover rinunciare ad un po’ di “confidenza” con i lettori.
Solitamente ci riusciamo senza tuttavia dissipare in noi il dubbio che sia realmente la strada giusta da seguire.
 

Cosa ne pensa la rete?

Cinzia Di Martino, blogger ed esperta di comunicazione che seguiamo sempre con interesse, inserisce il “divertimento” tra i 5 ingredienti indispensabili per coinvolgere il proprio pubblico ed avere un sito/blog di successo.

Divertire. E’ l’elemento che funziona di più in assoluto: tutti abbiamo bisogno di ridere e divertirci, ci fa stare meglio; strappa un sorriso a chi ti segue e goditi l’incremento delle interazioni.

Gli autori di Web Marketing Tools entrano nel dettaglio, distinguendo tra umorismo e divertimento misurato:

“ti sconsiglio di fare un uso esagerato dello strumento dell’umorismo, in quanto potrebbe indurre in confusione l’utente. Viceversa, un umorismo misurato viene in genere apprezzato dagli utenti, in quanto contribuisce a rendere il testo più brillante e piacevole.
Ovvio, è maledettamente difficile informare, divertire e incuriosire l’utente, ma è necessario provarci, sempre!”

Molto interessante il punto di vista di Rudy Bandiera, affermato esperto di comunicazione web e non solo, che affronta l’argomento all’interno di una riflessione più ampia circa l’opportunità o meno di creare esclusivamente contenuti verticali, specifici e mirati. Non entra dunque nel merito del linguaggio ma addirittura dei singoli argomenti da trattare:

Se ogni 5 cose che scriviamo 4 riusciamo ad alleggerirle nei toni o riusciamo addirittura a renderle “frivole”, avremo l’attenzione su di noi anche quando vogliamo colpire nel segno: ogni 5 cose che dici fa che 4 siano divertenti.

 

Può un notaio divertire? Ed un medico?

Content marketing - serio, ma non troppo 2- SocialWebMax

Immagine: LawInfo.

 

Abbiamo volutamente scelto un paio di professioni che vengono riconosciute come serie, esercitate da persone indubbiamente preparate ed autorevoli.
Vi è mai capitato che, prima di un atto o di una visita specialistica, il professionista in questione “alleggerisse l’ambiente” con qualche sorriso o magari con alcune misurate battute spiritose?

In quel momento, nessuno avrà mai pensato che il notaio od il medico stessero perdendo la loro autorevolezza e preparazione, che sarà stata ampiamente dimostrata in seguito.
Tuttavia ricorderemo che questo loro atteggiamento ci ha aiutati ad entrare in empatia, a sentirci a nostro agio e, incredibile a dirsi, ad accrescere il nostro livello di attenzione nel momento in cui il tono della conversazione ha poi preso una piega decisamente più seria.

Questo perché la parentesi simpatica, la frase divertente, fanno parte della “strategia di marketing” volontaria od involontaria che ognuno di noi mette in atto offline, quando conosce persone nuove, anche in ambito professionale e lavorativo.

 

Può valere lo stesso anche nel content marketing?

Vi abbiamo riferito alcuni punti di vista interessanti ed abbiamo ragionato insieme, attraverso degli esempi, su ciò che accade normalmente nella vita “non connessa alla rete“, per poi concludere con la stessa domanda iniziale alla quale, lo abbiamo già ammesso, non sappiamo dare una risposta.

In linea teorica, la soluzione al quesito potrebbe essere quella di diversificare la strategia a seconda della “voce narrante: il blog di un notaio potrebbe mantenere un linguaggio molto professionale per i contenuti statici e riservare un tono più colloquiale e disteso per rispondere ai quesiti o interagire nei propri canali Social; allo stesso modo, ad un negozio di articoli per subacquei converrebbe pubblicare contenuti emozionali e divertenti, riservando un tono più tecnico e professionale per rispondere alle domande dei potenziali clienti, onde lasciar intendere il tipo di assistenza che riceveranno quando arriveranno in negozio.

Il notaio non ha bisogno di dimostrare le sue competenze attraverso il linguaggio, è notaio.
Al contrario un rivenditore di beni consumabili può distinguersi dalla concorrenza proprio mostrando la sua competenza (anche) attraverso un linguaggio più tecnico.

 

Siamo qui per imparare!

Ora tocca a voi: quale deve essere, secondo la vostra esperienza, il linguaggio da usare in un blog o su un account Social professionale?

Noi ci limitiamo a dire che…

“non prendiamo mai troppo sul serio chi si prende troppo sul serio.”

se mi cerco non trovo il mio sito - perché - SocialWebMax

È una domanda sempre più frequente da parte di nuovi clienti, amici o conoscenti i quali, avendo appena messo online il loro nuovo sito, si rivolgono alla divinità delle ricerche mondiali, Google, con la certezza di trovarsi nelle prime posizioni digitando qualsiasi cosa abbia a che fare con la propria attività o, quantomeno, ricercando sé stessi. Puntualmente essi vengono delusi.

Non trovo il mio sito, ma perché dovrei?

Cominciamo con il chiarire che l’intento primario dei motori come Google è quello di restituire il miglior risultato a chiunque effettui una ricerca. Può apparire scontato ma è bene tenerlo a mente quando, presi dall’entusiasmo di aver appena pubblicato un sito, ci aspettiamo che quest’ultimo si trovi in cima ai risultati di ricerca. Proviamo a metterci nei panni di Google e, siamo onesti, quel sito appena apparso in rete… chi lo conosce?

Che garanzie può darmi di soddisfare i miei adorati “ricercatori“?

Anche in seguito a recenti modifiche, Google sta rivoluzionando la SERP (search engine research page – pagina dei risultati del motore di ricerca), assegnando punteggi sempre più alti sia in base ai link ricevuti (altri siti che indirizzano traffico verso il nostro) che ai link in uscita, intesi come fonti autorevoli delle informazioni inserite nelle pagine.
Questo perché, anche in rete, la fiducia è un valore che cresce nel tempo e non può essere conquistato semplicemente perché lo si vuole o perché si ritiene, pur giustamente, di meritarlo.

Ho pagato, ma ancora non trovo il mio sito.

Può essere una buona idea quella di mettere il turbo alle ricerche, attraverso campagne pubblicitarie AdWords, puntando su alcune keywords (parole chiave) e facendo in modo che il nostro sito appaia tra i primi risultati, in alto o nella colonna di destra.

esempio google adwords - socialwebmax

Esempio di annunci Google AdWords.

 

Bisogna tuttavia sapere che, anche nel caso di annunci a pagamento, Google non può rinunciare del tutto al suo scopo principale, quello che abbiamo ricordato all’inizio: restituire il miglior risultato a chiunque effettui una ricerca. Come abbiamo già spiegato in precedenza, la pertinenza e l’autorevolezza incidono considerevolmente sui costi e sull’efficacia delle campagne AdWords.

Ne consegue che se la campagna sarà pianificata senza la dovuta attenzione, selezionando parole chiave troppo generiche, annunci vagamente interessanti e puntando a pagine poco pertinenti, otterremo un basso quality score e quindi il costo per visualizzazione o per click diventerà proibitivo e non riusciremo ad apparire in prima pagina.

Vediamo insieme come Google spiega il quality score:

Quindi inutile illudersi di scalare i risultati di SERP semplicemente pagando molto: bisogna lavorare sui contenuti, analizzare bene le keywords e creare annunci impeccabili per poter primeggiare.
Avendo fatto bene “i compiti” si scoprirà che i costi saranno decisamente inferiori alle previsioni ed i risultati sorprendentemente positivi!

Autopromuovere il mio sito.

Può sembrare scontato ma molti si dimenticano di promuovere sé stessi all’interno della propria rete sfruttando, ad esempio, i Social Networks.
Non stiamo certo istigando allo spam più selvaggio, sia chiaro, ma un po’ di sana autopromozione permetterà ai nostri amici di seguire ciò che facciamo e, magari, di condividerlo.
Si tratta in fondo di investire del tempo e di “metterci la faccia“: per cosa dovremmo metterla, se non per noi stessi?
Anche i Social Network contribuiscono all’autorevolezza del sito quindi, a partire da Google+ che assegna maggior punteggio (concediamo un po’ di partigianeria al primo motore di ricerca), è bene essere presenti e farsi sentire.

autopromozione - SocialWebMax

Tra i nostri contatti Social ci sono sempre persone interessate al nostro sito e a ciò che noi abbiamo da dire, provare per credere!

 

È ovvio che, per ottenere i migliori risultati dai Social Network, è consigliabile rivolgersi ad un professionista che saprà cosa, come e quando pubblicare allo scopo di ottenere il massimo coinvolgimento, suggerendo eventualmente anche delle campagne promozionali per dar maggior visibilità ai contenuti, all’interno del target desiderato.

Non trovo il mio sito? Soluzioni: ricapitoliamo.

Se non trovo il mio sito posso intervenire in vari modi:

  • Contenuti: sono la cosa più importante, il web è vorace di materiale nuovo, originale, utile, genuino e gratuito. Diamo al web ciò che vuole e ci ricambierà in traffico.
  • Autopromozione: devo utilizzare tutti i canali a disposizione, online ed offline, per promuovere il mio sito. Social Network, biglietti da visita, sms, ecc. Ogni mezzo che porti traffico al mio sito mi aiuterà ad accrescere l’autorevolezza ed il posizionamento.
  • Link: sia in entrata che in uscita, mai scordarsi di citare e linkare le fonti da cui provengono dati, immagini, riferimenti. I link accrescono l’autorevolezza del sito.
  • SEO: controllare attentamente che il sito sia ottimizzato per i motori di ricerca, è un lavoro indispensabile per non vanificare ogni altro sforzo. Meglio rivolgersi a chi è del mestiere.
  • Pubblicità: è utile “spingere” il sito in alto, con Google AdWords, campagne Social o altro da concordare, eventualmente, con un professionista di Web Marketing.
  • Tempo: quello necessario ad arrivare in cima. È un ingrediente che non posso acquistare ma che è fortemente meritocratico, si accorcerà quanto meglio avrò agito per accrescere l’autorevolezza del mio sito.

Per maggiori informazioni contattaci.

smartphone e tablet, come vedono il tuo sito?

Il lavoro di content writing (creazione ed ottimizzazione di contenuti testuali per blog e siti) e di social network management (creazione e gestione delle identità social di aziende o professionisti) ci porta spesso, soprattutto nella fase di analisi preliminare, ad osservare attentamente i siti web di coloro che si rivolgono a noi per un progetto da avviare insieme.

Senza entrare nel merito della SEO (acronimo di Search Engine Optimization, ovvero l’ottimizzazione per i motori di ricerca), abbiamo notato che una percentuale decisamente preponderante dei siti osservati presenta delle carenze evidenti e drammatiche in termini di adattabilità a differenti schermi e dispositivi.
In termini pratici: alcuni visitatori osserveranno una determinata pagina in modo chiaro, semplice e “navigabile”, altri invece dovranno impazzire con operazioni di “scorrimento” orizzontale soltanto per poter leggere una frase o guardare un’immagine.

 

Smartphone e tablet, quanto incidono?

Con dati di crescita impressionanti negli ultimi anni, i navigatori da mobile rappresentano oggi oltre la metà del totale, tenendo presente che molti utenti utilizzano sia la navigazione da “postazione fissa”, magari in ufficio, che quella mobile per ricerche, acquisti, ascolto musica, visione video e, ovviamente, attività di social networking.

Grazie ad alcune immagini prese dall’interessante articolo pubblicato a Febbraio 2014 su Wired Italia, dal titolo “Lo scenario social, digital e mobile in Europa e in Italia“, proviamo ad analizzare i numeri:

Smartphone e tablet in Italia - fonte: www.wired.it

Smartphone e tablet in Italia – fonte: www.wired.it

I dati di un anno fa ci dicono che oltre metà della popolazione in Italia naviga con dispositivi mobili, un numero in continua crescita che sarebbe quantomeno imprudente sottovalutare nella progettazione e realizzazione del proprio sito web.

Ma guardiamo più nel dettaglio l’utilizzo che questi utenti mobili fanno dei propri dispositivi e della navigazione che, grazie anche alla banda larga, possono effettuare:

Smartphone e tablet, utilizzo in Italia nel 2014 - Fonte www.wired.it

Smartphone e tablet, utilizzo in Italia nel 2014 – Fonte www.wired.it

Riteniamo che i numeri siano impressionanti: la quasi totalità degli utenti ricerca informazioni locali con il proprio dispositivo mobile e ben l’84% trova prodotti con il proprio smartphone e tablet.
In termini di conversione (laddove per “tasso di conversione” di intende il rapporto tra i contatti che hanno visualizzato un servizio o prodotto e coloro che hanno completato l’acquisto) le percentuali sono ugualmente importanti: basti pensare che

1 navigatore su 3 ha effettuato acquisti con il proprio dispositivo mobile.

 

Come vedere il proprio sito da smartphone e tablet?

Fortunatamente esistono in rete diversi servizi gratuiti che consentono di testare il proprio sito web, simulando la visualizzazione che si ottiene da vari dispositivi e schermi, eccone alcuni:

 

  • MobileTest

Il servizio gratuito di Mobiletest.me consente di emulare la visualizzazione di un sito web su 6 dispositivi tra i più utilizzati: iPhone5, HTC One, Nokia Lumia 920, Samsung Galaxy Y, Google Nexus 7 ed iPad Mini.

mobiletest.me - SocialWebMax

Grazie a Mobiletest.me possiamo visualizzare il nostro sito, ad esempio, su un iPad Mini.

 

 

  • iPadPeek

Per verificare la compatibilità con gli schermi dei principali devices Apple, iPadPeek consente anche la rotazione dello schermo per visualizzare il sito sia in orizzontale che in verticale.

ipadpeek.com - SocialWebMax

Grazie ad ipadpeek.com visualizziamo il nostro sito su un iPad in posizione orizzontale

 

 

  • Responsivepx

Il servizio offerto gratuitamente da Responsivepx consente di personalizzare le misure dello schermo che si vuole simulare.

responsivepx.com - SocialWebMax

Grazie a responsivepx.com abbiamo simulato la visualizzazione su uno schermo di dimensioni personalizzate.

 

 

  • Quirktools

Il sito che, a nostro avviso, offre gli strumenti più completi è Quirktools. Si possono emulare gli schermi di decine di smartphone e tablet (tra cui Apple, Samsung, Nexus, Motorola, Blackberry, LG e Kindle), oltre a desktop e TV, che possono essere tutti ruotati e, all’occorrenza, personalizzati con formati non presenti tra quelli già forniti.

quirktools.com - SocialWebMax

Quirktools offre un servizio completo e personalizzabile.

 

Smartphone e tablet, cosa ne pensa Google?

Fin qui abbiamo affrontato il problema della compatibilità dal lato degli utenti di smartphone e tablet i quali, come si è visto, usano i loro dispositivi principalmente per effettuare ricerche.
Ecco dunque che il colosso mondiale delle ricerche online, Google, provvede ad avvantaggiare i siti che rispondono ai canoni di “usabilità mobile”, penalizzando invece quelli che, per velocità, disposizione dei link, navigabilità, si dimostrano più ostili.
Questa penalizzazione (che dal 21 Aprile 2015 sarà ancor più determinante nell’ordinamento dei risultati, impedendo ai siti non-mobile-friendly di comparire in prima pagina) non va sottovalutata perché rischia di vanificare gli sforzi fatti da un’azienda o da un professionista per raggiungere un buon posizionamento riferito ad alcune parole chiave.
Bisogna infatti ricordare che Google premia sempre la navigabilità e la pertinenza, dando ad esse un coefficiente preponderante nel calcolo del costo per click di una eventuale campagna su AdWords. Tradotto in poche parole: pubblicizzare un sito ben fatto costa meno!

Per approfondire l’argomento, rimandiamo all’ottimo articolo pubblicato recentemente da Marsala Group.

Se vuoi una veloce “radiografia” del tuo sito, per capire quanto sia “ben disposto” nei confronti di smartphone e tablet, Google ti mette a disposizione uno strumento formidabile: PageSpeed Insight che, dopo una veloce analisi, ti indicherà le eventuali anomalie e come correggerle. Buon divertimento!

Per maggiori informazioni contattaci.

Recensioni: una cuoca social fa la differenza

Era Luglio del 2014 quando fui portato da amici in un simpatico ristorante immerso nel verde. La giornata fu climaticamente strepitosa, di quelle tipiche estive abruzzesi che ti abbracciano con il sole caldo e ti accarezzano con la brezza fresca: una favola. Il locale, immerso in una valle verdeggiante, ci accolse in un tripudio di profumi floreali e gastronomici che promettevano meraviglie.
Il pranzo fu piacevole, di qualità, con un’attenta cura del dettaglio e la giusta confidenza del personale che sa mettere a proprio agio l’ospite senza mai essere invadente, insomma un indubbio successo.

Quando le chiacchiere della tavolata venivano innaffiate con gli ultimi sorsi di amari e digestivi, comparve la cuoca, in perfetta “divisa d’ordinanza“, sorriso aperto e gioviale, sguardo fiero e tracce generose di farina addosso, a porre le domande di rito: “avete mangiato bene?“, “vi è piaciuto tutto?“, “siete soddisfatti?”.
Alle nostre risposte unanimemente affermative, ci spiazzò con una richiesta diretta, semplice, disarmante nella sua legittimità: “allora, me la fate una bella recensione su Trip Advisor?

Ecco, in quel momento esatto io ebbi chiaro quanto quella cuoca “social” avesse fatto la differenza tra dei clienti soddisfatti e dei clienti soddisfatti che l’avrebbero fatto sapere in giro.

E fui talmente colpito che scrissi subito la recensione, mentre ero ancora a tavola, per essere certo di non dimenticarmene una volta tornato a casa.

 

tripadvisor logo - SocialWebMax

Tripadvisor è il più importante sito di recensioni di viaggi, ristorazione, ricezione ed attrazioni al mondo.

 

L’importanza delle recensioni.

Spesso mi imbatto in imprenditori, titolari di locali pubblici, professionisti che sembrano totalmente allo scuro di quanto le recensioni possano condizionare le opinioni di chi le legge.
Eppure sono i primi, loro stessi, a cercarle, a leggerle quando devono decidere dove andare a cena, che film guardare o quale telefono acquistare.

Non è più possibile gestire un’attività a contatto con il pubblico senza tener conto delle recensioni.

La cuoca di quel ristorante ha dato a tutti una lezione forte, in grado di spazzar via anche le critiche dei più scettici, quelli del “ci sono le recensioni finte”, oppure “la gente paga per avere commenti positivi”. Con il suo grembiule pieno di farina e concretezza ha dimostrato che bisogna intervenire personalmente perché, nella maggior parte dei casi, le recensioni positive ci si dimentica di farle, mentre raramente questo accade per quelle negative.
Ecco perché è importante chiedere ai clienti soddisfatti di farlo sapere in giro, di scriverlo, di compiere un gesto gratuito che vale oggi forse molto più di una lauta mancia perché necessita di una piccola donazione di tempo, il bene più prezioso che possediamo.

Siamo tutti abituati al “passaparola”, il classico suggerimento all’amico: “vai a mangiare lì che ti troverai bene”.
Scrivere una recensione significa moltiplicare il consiglio all’infinito: “andate a mangiare lì che vi troverete bene“.

Ai fini della reputazione, poco importa l’autorevolezza del recensore, ciò che conta è il numero totale di recensioni perché quanto più quest’ultimo aumenta tanto più reale sarà la valutazione finale. Personalmente credo che il peso di “recensori esperti” e di quelli “alla prima esperienza” dovrebbe essere ponderato diversamente, ma non sembra che questa sia una problematica di interesse per i maggiori portali, quindi tocca adeguarsi.

yelp logo - SocialWebMax

Yelp è un sito che raccoglie recensioni di attività in molti paesi e sta decollando anche in Italia.

 

Recensioni: perché chiederle?

Ciò che frena la maggior parte dei gestori di locali, degli albergatori, dei commercianti o dei semplici professionisti dal chiedere le recensioni ai propri clienti è, presumibilmente, la paura di esporsi, di essere giudicati negativamente o di svegliare il can che dorme. Niente di più sbagliato!
Le opinioni negative ci seguiranno in ogni caso e potranno essere un’opportunità per migliorarci o per mostrare come sappiamo gestirle (nel caso fossero palesemente faziose e distorte), mentre quelle positive potrebbero essere silenti o peggio andar perse nella pigrizia del cliente che, semplicemente, si scorderà di scriverle.
La nostra amica cuoca “social” ha preliminarmente verificato la nostra opinione, pronta ad intervenire nel caso non fosse positiva, per poi invitarci a lasciare una traccia della nostra soddisfazione sul più letto e popolare sito di recensioni online per ristoranti, alberghi ed attrazioni legate ai viaggi.
Se non fosse stato per lei, molto probabilmente, ci saremmo scordati di raccontare quella pur straordinaria esperienza.
Il risultato potete verificarlo facilmente, guardando la media delle votazioni ottenute dal ristorante in oggetto [link].
Le pur presenti 17 recensioni “non positive” (gestite elegantemente) vengono soverchiate in numero dalle 233 decisamente positive, divenendo così ininfluenti.

Gestire il tuo brand.

Come ha magistralmente spiegato Riccardo Scandelari nel suo testo “Fai di te stesso un brand“, la rete ci mette a disposizione strumenti potenti per creare un’identità online in grado di valorizzare le nostre potenzialità.
Mi permetto di aggiungere che qualsiasi azienda, ente, attività o professionista che abbia a che fare con il pubblico è già un brand e che, volente o nolente, dovrebbe strutturarsi per tutelare, gestire e rendere profittevole l’immagine che questo brand ha in rete.

Parafrasando Lao-Tzû: impedisci all’albero che cade di far più rumore della foresta che cresce.

Per maggiori informazioni contattaci.

Grazie per i commenti e le condivisioni.

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