Come devo gestire la mia pagina Facebook? - SocialWebMax

Come devo gestire la mia pagina Facebook?

Meglio gestire direttamente la pagina Facebook, rivolgermi ad un Consulente o ad un Social Media Manager?

Se stai leggendo questo articolo, probabilmente hai pensato di aprire una pagina Facebook o ne hai già una ma non ti soddisfano i risultati che hai ottenuto finora.
In questo articolo valuteremo insieme 3 diverse opportunità con vantaggi e svantaggi, affinché tu possa scegliere al meglio.

Come devo gestire la mia pagina Facebook? - SocialWebMax

 

Cos’è la pagina Facebook?

Nel nostro lavoro di consulenza, incontriamo quotidianamente persone (imprenditori, commercianti, professionisti, artisti) che ancora non hanno ben chiaro cosa sia o che ne hanno una visione imprecisa o incompleta.

Spesso si tende ad accostare la pagina Facebook al sito web partendo dalla giusta premessa che si tratta di vetrine virtuali; alcuni ormai rinunciano addirittura al proprio sito optando esclusivamente per la pagina Facebook (o per il profilo personale!): la si vede più semplice da creare e da gestire dato che non richiede conoscenze di programmazione e può essere aggiornata in modo totalmente autonomo.

Escludiamo subito il profilo personale, che non è assolutamente concepito per un uso professionale e commerciale del Social: niente statistiche, nessun tracciamento, impossibile targettizzare i messaggi e creare promozioni o pubblicità, solo per elencare le principali differenze.

La pagina Facebook è uno straordinario mezzo di comunicazione ed interazione che consente di raggiungere il proprio pubblico, esistente o potenziale, grazie ad avanzati sistemi di promozione, monitoraggio ed analisi.

Pagina Facebook contatti - SocialWebMax

 

Pagina Facebook e sito web.

Quali sono dunque le principali differenze tra il sito e la pagina Facebook? Facciamo il punto.

La pagina Facebook è uno spazio gratuito dato in gestione dal Social a chi ne è amministratore, ma non proprietario.

Molti non hanno mai preso in considerazione questo aspetto, malgrado sia estremamente importante: quando registriamo un dominio web (es. www.miosito.it) stipuliamo un contratto simile a quello di affitto immobiliare, sostanzialmente dobbiamo rispondere solo alla Legge di ciò che avviene nel nostro spazio e nessuno può togliercelo (al netto di problematiche tecniche o sentenze definitive di condanna inerenti ai contenuti).

La pagina Facebook invece è uno spazio che ci viene concesso di gestire, che può esserci tolto in caso di violazioni delle normative interne del Social (che possono cambiare) e per il quale non possiamo vantare alcun diritto.

Il sito web rappresenta un punto di riferimento stabile ed autorevole, necessario per fornire informazioni, gestire in modo autonomo l’eventuale e-commerce, intercettare la domanda nel momento esatto in cui si presenta attraverso la classica ricerca sui motori, pubblicare approfondimenti, notizie, curriculum, portfolio e tutto quel bagaglio di crediti che ogni azienda, professionista o negozio ha accumulato nel suo percorso.

Il sito web è quel luogo in cui chi cerca i nostri prodotti o servizi deve trovarli, pronti a rispondere alla necessità.

La pagina Facebook è il luogo perfetto per comunicare, creare relazioni, incuriosire, promuovere ed intercettare la domanda latente (quella ancora non espressa mediante ricerca specifica).

In entrambi i casi inoltre è possibile creare delle inserzioni pubblicitarie per aumentare la visibilità dei nostri contenuti intercettando:

  • la domanda diretta, attraverso strumenti come Google AdWords per aumentare il traffico verso il nostro sito
  • la domanda latente, usando Facebook Ads per raggiungere il target potenzialmente interessato a noi

Pagina Facebook domanda - SocialWebMax

 

Creare la pagina Facebook.

Grazie alla procedura guidata passo-passo, è relativamente semplice creare la propria pagina, tuttavia è altrettanto facile commettere errori grossolani nell’inserimento delle informazioni, nella scelta delle immagini, nella configurazione generale.

L’aiuto di un professionista può rivelarsi decisivo per una migliore e più efficace comunicazione, fin dal primo post e dall’apertura della pagina stessa.
Si può scegliere di affidarsi ad un Social Media Manager, oppure di formare una risorsa interna alla propria azienda che sia in grado di creare e gestire al meglio il proprio spazio Social dopo aver frequentato un corso specializzato (in questo articolo di Bee Social, alcuni dei migliori corsi esistenti al momento in Italia).

In entrambi i casi lo scopo deve essere quello di individuare correttamente il “tono di voce” della Pagina e programmare una strategia di comunicazione che produca un ritorno dell’investimento in tempi ragionevoli.

 

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Gestire la pagina Facebook.

La pagina Facebook rappresenta, per chi la segue o ci si imbatte per qualsiasi ragione, un’opportunità di comunicazione diretta alternativa al telefono e più immediata della email.
È inoltre il luogo in cui trovare le prime informazioni riguardo attività, prodotti e servizi, essere aggiornati circa novità, promozioni, eventi.

Il tono confidenziale proprio dell’ambiente Social dovrebbe essere rispettato anche nella nostra pagina, l’utente si deve sentire tra amici, avere la percezione di essere un po’ dietro le quinte della nostra attività, ricevere in anteprima notizie o esclusive.

In ultimo, non certo per importanza, dobbiamo ricordare che le persone usano Facebook principalmente per divertimento, come passatempo per condividere con amici e conoscenti idee, musica, proposte, cause sociali, consigli, “gattini” e video simpatici.
Ne consegue che lo scopo principale della nostra presenza sul Social dovrebbe essere quello di coinvolgere, creare una comunità, far parlar bene di noi, costruire i presupposti per un sano passaparola.

 

Obiettivi da raggiungere nella propria pagina Facebook.

La nostra attività professionale sul Social dovrebbe cercare di ottenere i seguenti risultati online:

  • raggiungere tutti i potenziali clienti
  • coinvolgere
  • creare una comunità
  • interessare
  • trasmettere autorevolezza nel proprio campo
  • monitorare la nostra reputazione
  • risolvere diplomaticamente eventuali lamentele
  • cogliere un’opportunità in ogni critica
  • raccogliere spunti per innovazione e migliormenti
  • diffondere contenuti a persone realmente interessate
  • sperimentare continuamente, monitorando ed analizzando i risultati

 

Errori da evitare nella gestione della pagina Facebook.

Non abbiamo alcuna pretesa di esaurire qui l’argomento, tuttavia elenchiamo alcuni errori comuni che dovremmo evitare di commettere nel nostro spazio Social:

  • bombardare di messaggi pubblicitari
  • non rispondere ai messaggi diretti
  • cancellare commenti e recensioni sgradite
  • comunicare in modo unidirezionale
  • essere monotoni e ripetitivi
  • essere noiosi
  • fornire informazioni errate
  • diffondere contenuti a persone indubbiamente non interessate
  • mostrarsi assenti
  • pressare gli utenti affinché compiano azioni
  • pubblicare contenuti senza una logica, a caso o a necessità

 

Senza dimenticare la indispensabile necessità di comunicare possibilmente senza errori grafici o grammaticali.

 

Abbiamo visto quali dovrebbero essere gli obiettivi da raggiungere e gli errori da evitare nella gestione della pagina Facebook, esistono quindi 3 ipotesi:

  1. gestione autonoma della pagina
  2. consulenza preliminare o correttiva e poi gestione autonoma
  3. gestione in mano al Social Media Manager

 

Gestione Pagina Facebook autonoma, consulente o Social Media Manager - SocialWebMax

 

Vediamole separatamente, analizzando per ognuna i PRO ed i CONTRO.

 

Pagina Facebook, posso gestirla in autonomia?

Certamente! Attraverso lo studio e la pratica è possibile arrivare ad acquisire le necessarie competenze per una buona gestione del proprio spazio sui Social, tuttavia bisogna onestamente ragionare sulla reale disponibilità di tempo che abbiamo da dedicare a questa attività, avendo ben presente che si tratta di un altro lavoro rispetto al nostro.
Riusciremo a produrre contenuti in maniera costante, a monitorare e gestire i commenti, i messaggi e le eventuali critiche?
Riusciremo ad avere il tempo di creare e seguire la nostra comunità?

  • PRO: autonomia, risparmio economico, esperienza diretta.
  • CONTRO: richiede molto tempo di formazione, sperimentazione ed attività.

 

Pagina Facebook: il consulente.

Puoi eventualmente rivolgerti ad un professionista per una consulenza, che ti permetta di individuare e correggere alcuni errori e magari di ricevere suggerimenti per migliorare la tua attività sui Social; si tratterà di un investimento contenuto, una tantum, che potrebbe rimetterti rapidamente in carreggiata.

  • PRO: aiuto mirato a correggere o impostare l’attività Social, rapida formazione essenziale, risparmio economico.
  • CONTRO: rischio di interventi ulteriori successivi, tempo da investire nella gestione diretta.

 

Pagina Facebook: il Social Media Manager.

In alternativa puoi rivolgerti ad un Social Media Manager con il quale studiare insieme una strategia per ottenere il massimo dalla tua pagina Facebook.
Sulla base di uno o più incontri, avrai modo di esporre le tue aspettative e far conoscere la tua linea, insieme potrete studiare la miglior strategia per l’attività organica e, in base ai tuoi budget ed ai tuoi obiettivi, per la pubblicità. Potrai sempre controllare e verificare in tempo reale l’andamento dell’attività del Social Media Manager.

  • PRO: attività professionale, il tuo tempo e le tue energie restano dedicate al tuo lavoro, migliori risultati in tempi inferiori.
  • CONTRO: investimento economico.

 

A te la scelta!

Per maggiori informazioni contattaci e parliamone insieme.

Facebook e la deriva autoritaria - SocialWebMax

Facebook e la deriva autoritaria (post lungo, aggiornato).

Ha raggiunto quasi 2 miliardi di utenti attivi nel mondo ed è ormai la più grande realtà web ma Facebook, come ogni azienda, deve continuare a crescere. Fino a quanto?

Facebook e la deriva autoritaria - SocialWebMax

I numeri di Facebook.

L’ultimo aggiornamento ufficiale disponibile fotografa un’azienda sana, con un tasso di crescita impressionante ( +100% ) a fronte di spese aumentate in misura più contenuta ( +30% ).
Al netto di costi e tasse, l’azienda di Zuckerberg ha portato a casa un utile netto di oltre 10 miliardi di dollari nel 2016 (+ 177% rispetto al 2015).

In termini di lavoro, Facebook conta circa 13.000 dipendenti nel mondo (fonte Wikipedia, 2015).

Per poter meglio comprendere le dimensioni di questo gruppo, basti pensare che il fatturato del 2016 è stato di 28 miliardi di dollari (ne avevamo previsti 24…) e che la legge di stabilità italiana per il 2017 sarà di circa 27 miliardi di euro (28 miliardi di dollari, centesimo più, centesimo meno).

 

 

Facebook e la deriva autoritaria - Facebook 2016 - SocialWebMax

 

Gli utenti di Facebook attivi ogni mese nel mondo sono ormai circa 1,6 miliardi (quelli giornalieri superano abbondantemente il miliardo, circa il 66,1%).
Il gruppo conta anche 900 milioni di utenti Whatsapp, 800 milioni su Messenger, 400 milioni su Instagram.

Facebook e la deriva autoritaria - Facebook utenti Novembre 2016 - SocialWebMax

 

Malgrado siano oggettivamente numeri impressionanti, nell’immaginario collettivo Facebook rappresenta ancora poco più di una app, un passatempo.
Stiamo valutando l’entità della Società in base all’uso che ne facciamo.

Quasi tutte le aziende percepiscono ormai la necessità di esserci, ma ben poche ne hanno compreso l’importanza ed affidano al caso o all’improvvisazione la propria presenza sul Social.

Per non parlare del legislatore che a stento, ed in maniera incompleta, sta ancora cercando di affrontare l’introduzione della e-mail come strumento di comunicazione e possibile veicolo di truffe o reati vari.
Come spesso accade, tocca inevitabilmente alla giurisprudenza correre più rapidamente. Ne parleremo più avanti.

 

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Facebook: i numeri della concorrenza.

E gli altri? Siamo portati a dimenticarlo, ma esiste, sopravvive, tenta di resistere anche una concorrenza. Vediamo di cosa stiamo parlando.

Google 2015:

  • 75 miliardi di fatturato (FB 24mld)
  • 16 miliardi di utile netto (FB 8mld)
  • 62.000 dipendenti (FB 13.000)

Twitter 2015:

  • 2,21 miliardi di fatturato (FB 24mld)
  • -521 milioni di perdite nette (FB utili 8mld)
  • 3.860 dipendenti (FB 13.000)

Gruppo Sky Europe 2015:

  • 12,5 miliardi di fatturato (FB 24mld)
  • 2,5 miliardi di utile (FB utili 8mld)
  • 30.000 dipendenti (FB 13.000)

Amazon 2015:

  • 107 miliardi di fatturato (FB 24mld)
  • 596 milioni di utile netto (FB utili 8mld)
  • 270.000 dipendenti (FB 13.000)

Bank of America 2015:

  • -82 miliardi di perdite (FB 24mld)
  • 16 miliardi di utile (FB utili 8mld)
  • 210.500 dipendenti (FB 13.000)

Per quale motivo ho inserito anche il Gruppo Sky, Amazon e la Bank of America tra i competitors di Facebook?
Semplice: le ultime novità delle quali parleremo più avanti collocano l’azienda di Zuckerberg ben oltre i semplici confini del Social Network così come siamo abituati ad intenderli.

 

 

Facebook e l’informazione.

C’è stato un mondo in cui l’editoria faceva a meno di Internet, le persone andavano in edicola ed acquistavano quotidiani e periodici.

Poi è nato e cresciuto Google che ha cominciato a svolgere anche il ruolo di “aggregatore” di news, gli utenti della rete potevano cercare e trovare notizie da varie fonti per poi approfondirle sui siti dei vari editori online.

Era un sistema molto meritocratico, che consentiva anche a piccole testate di ottenere visibilità.
Sono nati così molti blog indipendenti di informazione, realtà cresciute fino a diventare veri e propri colossi dell’informazione (si pensi all’Huffington Post).

In quel momento però, la maggior parte degli editori non era strutturata per il web, non aveva strumenti per monetizzare il traffico e si illudeva di poter continuare a fare utili con il vecchio sistema degli abbonamenti (pay per read).

 

Facebook e la deriva autoritaria - Google News 2005 - SocialWebMax

Come appariva Google News nel 2005 – Fonte http://blogoscoped.com/archive/2005-10-02-n67.html

 

Contro Google News si scatenò una guerra mondiale, partita addirittura da Rupert Murdoch in persona (era il 2009).
L’accusa era quella di abituare gli utenti a leggere solo i titoli delle notizie, senza approfondire poi sui siti dai quali i titoli venivano presi.

In realtà Google News produceva all’epoca oltre 4 miliardi di click in uscita verso siti di news: 3/4 di coloro che leggevano i titoli su Google News andavano poi a leggere l’articolo sul sito dell’editore.

Oggi le polemiche sembrano essersi spente, i portali di informazione hanno imparato a monetizzare il traffico in entrata, accantonando le speranze di fare utili con gli abbonamenti, e cercano di ottenere maggior visibilità possibile, laddove si riesca ad ottenere.

A questo punto, nel nostro discorso subentra Facebook.

Nel 2009 infatti, mentre gli editori marciavano compatti in guerra contro Google News, iniziarono a diffondersi gli smartphone con relative app social (l’iPhone uscì nel 2008) e Facebook poteva contare già su 350 milioni di utenti nel mondo.

La maggior parte degli utenti oggi scorre la rassegna stampa in qualsiasi momento, ovunque si trovi, sul proprio smartphone.

Facebook e la deriva autoritaria - Facebook app- SocialWebMax

Esclusa una risibile minoranza che utilizza ancora Google News, oppure Twitter o gli utenti in via d’estinzione che sono abbonati alle app di qualche quotidiano, le notizie oggi si leggono su Facebook, semplicemente scorrendo la timeline.

Apparentemente è soltanto cambiato il “generatore di traffico”, da Google News a Facebook, la situazione per i publisher non è mutata, anzi forse è aumentato anche il traffico.

O forse non è esattamente così?

Google è un motore di ricerca e, nell’intento di restituire il miglior risultato possibile al proprio utente finale, analizza la rete, entra nel merito dei contenuti per verificarne l’aderenza all’argomento.

Facebook fa l’esatto opposto. Costruisce una timeline ad hoc per ogni utente, in base a parametri che non sono noti pubblicamente ma che certamente includono preferenze personali, interazioni e sponsorizzazioni.

Accade quindi che l’utente riceva le notizie da un numero limitato di fonti, nel 90% dei casi sempre le stesse, e che sia quasi impossibile per un editore riuscire ad aumentare il proprio traffico proveniente da Facebook senza ricorrere a sponsorizzazioni dei singoli contenuti.

Il risultato?

Per gli editori:

  • necessità ineludibile di investire massicciamente nella sponsorizzazione dei post su Facebook, riducendo i margini,
  • esigenza di creare contenuti con titoli accattivanti (al limite del click-baiting) nella speranza di traghettare parte di quel traffico verso il proprio sito,
  • obbligo di promozione della propria testata, oltre che dei propri contenuti, tentando di coinvolgere un maggior numero di utenti ed ottenere quindi più visualizzazioni organiche
  • impossibilità di agire sui parametri gratuiti che consentono agli utenti di trovare un contenuto specifico (ciò che per un sito è la SEO)

 

Per gli utenti:

  • mancanza di confronto plurale delle fonti dalle quali attingono alle informazioni, sono sempre le stesse,
  • impossibilità di (e quindi disabitudine alla) ricerca della singola notizia nel newsfeed, si seguono i trend topic. Punto.
  • inconsapevolezza dei meccanismi che regolano l’afflusso di notizie nella propria bacheca.

 

Le chiavi della sala di controllo dell’informazione sono dunque nelle mani di una sola azienda: Facebook.

 

 

Facebook e le ricerche.

Ogni giorno nel Mondo si effettuano 3,3 miliardi di ricerche su Google.

Ogni giorno nel Mondo di effettuano 1,5 miliardi di ricerche su Facebook.

Il Social Network a raggiunto circa il 50% dei volumi di ricerca del colosso Google.

Eppure non c’è alcun paragone in termini di accuratezza, per due ragioni principali:

  • Facebook al momento NON È un motore di ricerca
  • Facebook effettua ricerche sommarie solo all’interno della propria piattaforma

Facciamo un esempio?

Abbiamo provato a ricercare “comune di roma” e “roma capitale” su Facebook, ecco i risultati:

Facebook e la deriva autoritaria - Ricerca Comune di Roma - Facebook - SocialWebMax

 

In entrambi i casi, la pagina principale del Comune di Roma non appare, sebbene esista e sia ovviamente anche verificata, oltre ad avere più di 350 mila fans, probabilmente perché è stata creata con il nome “Roma-Comune” anziché “Comune di Roma”. Facebook non è in grado di riconoscere termini simili.
Facebook e la deriva autoritaria - Ricerca Comune di Roma - Facebook 01 - SocialWebMax

 

La stessa ricerca ha ottenuto risultati totalmente differenti su Google, come ovvio:

Facebook e la deriva autoritaria - Ricerca Comune di Roma - Google - SocialWebMax

A meno che Facebook decida di investire massicciamente nello sviluppo della propria piattaforma di search engine, un numero considerevole ed in costante crescita di utenti sta affidando le proprie ricerche ad un Social Network senza ottenere, nella maggior parte dei casi, risultati utili, pertinenti o affidabili.

L’unica cosa nota è che la ricerca interessa Facebook, sebbene in modo diverso da quello auspicato.

Gli ultimi aggiornamenti del sito consentono infatti di effettuare ricerche all’interno delle pagine: possiamo finalmente recuperare un post che avevamo letto su una pagina Facebook…
…a patto che noi si sia in grado di ricordare su quale pagina era il contenuto che cerchiamo.

Facebook e la deriva autoritaria - Ricerca Comune di Milano - SocialWebMax

 

Conclusioni: malgrado molti utenti usino Facebook per effettuare ricerche, il Social non sembra avere intenzione di diventare un motore di ricerca.
Google, attraverso le ricerche, porta traffico ai siti che indicizza, Facebook vuole solo aumentare il tempo di permanenza degli utenti sulla sua piattaforma. 

 

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Facebook ed i video.

Sul fatto che la comunicazione web dei prossimi anni sarà prevalentemente video credo non ci siano ormai più dubbi: esistono intere generazioni (i giovanissimi chiamati Generazione Z e gli adolescenti detti Millenials) che leggono poco o nulla, escludendo i testi scolastici obbligatori, saziando la propria inevitabile e puberale fame di conoscenza guardando ore ed ore di video online.

Anche in questo caso, molto si deve a Facebook che ha ormai raggiunto e superato Youtube per volumi giornalieri.

Youtube vs Facebook visualizzazioni - SocialWebMax

Se ogni giorno su Youtube vengono conteggiate 5 miliardi di visualizzazioni, Facebook ad oggi ne totalizza ben 8 miliardi.

Sono numeri impressionanti in entrambi i casi, niente da dire.

Fino alla fine del 2016, Youtube era la piattaforma preferita dalle aziende e dagli youtubbers perché, malgrado qualche visualizzazione in meno rispetto a Facebook, consentiva un ritorno economico derivante dai propri video.

Realizzare video con lo smartphone non basta più, sono finiti i tempi dei ragazzini nelle camerette, oggi la rete è bulimica di prodotti di qualità televisiva, soggetti accattivanti ed originali, audio e video perfetti, regia, costumi, luci… Tutto costa!

Grazie ad AdSense era ed è possibile ricevere una percentuale (infinitesimale, sia chiaro) di quanto il colosso Google guadagna sui nostri video, attraverso i clic che gli “spettatori” fanno sui banner o sui brevi spot all’inizio dei nostri contenuti.

Su Facebook invece i video consentivano solo di guadagnare in visibilità, accrescere il proprio pubblico, lasciando tutti gli incassi a Mark Zuckerberg e soci. Fino al 2016 appunto.

Facebook ha infatti annunciato da pochi giorni di aver iniziato a testare la pubblicità all’interno dei video e le condizioni, per i creatori di contenuti, saranno davvero interessanti: il 55% sul totale netto del guadagno per visualizzazione!

Prova Facebook invideo ad- SocialWebMax

Abbiamo provato ad immaginare come potrebbero essere, in un futuro prossimo, le nuove inserzioni nei video di Facebook.

Da quel che si legge in rete, i messaggi pubblicitari verranno mostrati dopo almeno 20 secondi di visualizzazione ed i video, affinché gli venga sovrapposta l’inserzione, dovranno essere lunghi almeno un minuto e mezzo in totale.

Questa mossa potrebbe affossare definitivamente Youtube, che rimarrebbe relegato a semplice archivio video online, mentre la maggior parte dei canali video di qualità si sposterebbe definitivamente e con gioia su Facebook dove, oltre ad avere maggior traffico, otterrebbero anche più soldi.

Se a questo aggiungiamo la possibilità di collegare regie televisive alle pagine Facebook (ormai già da diversi mesi), possiamo azzardare anche una previsione nefasta che riguarda i canali video tradizionali: gli investimenti si sposteranno in massa verso Facebook che consente, a differenza del vetusto e ridicolo sistema dell’Auditel, di targettizzare chirurgicamente i propri messaggi pubblicitari.

Dirette Televisive su Facebook - SocialWebMax

La diretta non è più soltanto un’opzione per smartphone, è possibile infatti trasmettere in diretta da una regia professionale. Facebook diventa una piattaforma televisiva.

 

Potranno quindi nascere nuove realtà che, pur partendo da zero, avranno a disposizione un pubblico enorme affamato di contenuti fruibili ovunque, gratuitamente.

Ecco spiegato il motivo del precedente confronto tra Facebook e Sky: a breve saranno due realtà in competizione, con la differenza che la prima ha costi inferiori e, al momento, nessun interesse alla produzione di contenuti.

Facebook si avvia a diventare una nuova enorme piattaforma televisiva mondiale, apparentemente gratuita, sulla quale tutti trasmetteranno o pubblicheranno i propri video, pagando per essere visti.

Come tutti i gestori di pagine hanno ormai appreso a proprie spese infatti, le visualizzazioni organiche si collocano tra l’1% ed il 10% (il contenuto pubblicato su una pagina che ha 1.000 fans viene visualizzato, senza sponsorizzazioni, da 10/100 persone mediamente) .

Conclusioni: Facebook si avvia a larghe falcate verso la distruzione della concorrenza diretta (Youtube) ed indiretta (TV tradizionale).

 

Facebook e la proprietà degli spazi.

Molte aziende ormai hanno avviato serie riflessioni interne circa l’opportunità, e la necessita, di spendere ancora per la realizzazione, l’aggiornamento ed il mantenimento di un proprio sito web.

La navigazione avviene sempre più da mobile, siamo ormai oltre al 70% di connessioni da smartphone e tablet contro un 30% da postazione fissa, il che richiede una doppia versione dei siti, oppure soluzioni responsive, con la difficoltà ed i costi per riuscire ad ottenere risultati omogenei e soddisfacenti.

Una valida alternativa è rappresentata dalle app che presentano però 2 problemi notevoli:

  • lo sviluppo di una app ha costi elevati di realizzazione
  • bisogna poi investire in pubblicità affinché la app venga scaricata ed usata

Aziende e web - SocialWebMax

Appare quindi evidente che molti comincino a guardare con occhi amorevoli l’opportunità offerta gratuitamente (…) da Facebook: la Pagina Aziendale.

Sorvolando sul fatto che possiamo aumentare la visibilità del nostro sito web, con un attento lavoro di indicizzazione e di SEO, mentre poco o nulla possiamo fare per ottenere il medesimo risultato su Facebook, a parte pagare, vorremmo qui affrontare un altro aspetto della questione: la proprietà.

Quando registriamo un dominio e creiamo un nostro sito, ne siamo proprietari e responsabili con oneri ed onori.
Possiamo, nel rispetto della Legge, scrivere, pubblicare, promuovere, vendere qualsiasi cosa a nostro esclusivo vantaggio.

Le regole sono chiare e di esse dobbiamo rispondere solo all’Autorità giudiziaria.

Quando invece apriamo una Pagina Aziendale su Facebook non siamo proprietari di nulla. Ci viene offerto gratuitamente uno spazio, come una sorta di sottodominio tipo www.facebook.com/latuaazienda riconducibile al/agli account dell’/degli amministratore/i all’interno del quale dobbiamo rispettare le regole imposte dal proprietario dello spazio: Facebook.

Pagine Facebook - SocialWebMax

Trasferire la propria azienda su Facebook significa rimettere tutta la propria attività online, la propria immagine, nelle mani di qualcuno con cui non possiamo nemmeno confrontarci: la nostra Pagina potrà essere chiusa in qualsiasi momento, senza alcuna spiegazione, semplicemente per violazione di termini che, ammesso e non concesso noi li si abbia letti, possono cambiare in ogni momento ed il mancato rispetto dei quali viene accertato e sanzionato senza alcun appello o onere di prova.

Conclusioni: stiamo rinunciando alla proprietà dei nostri siti web a favore di spazi concessi in comodato pseudo-gratuito senza alcuna garanzia di durata del contratto.

 

 

Facebook e la strategia di espansione.

Le aziende sono in competizione tra loro, è una basilare legge del mercato.

La strategia messa in atto da Facebook negli ultimi anni è chiara: acquisire o distruggere.

 

 

 

 

  • Skype: il primo software di messaggistica istantanea e chiamate/videochiamate in VoIP, nato nel 2003 ed acquisito da Microsoft nel 2011, è messo ora in serie difficoltà dai recenti aggiornamenti sia di Whatsapp che di Facebook Messenger. Infatti è ora possibile effettuare videochiamate con entrambe le applicazioni del Gruppo Facebook. Quanto potrà ancora sopravvivere Skype?

 

  • Youtube: abbiamo già visto nei paragrafi precedenti le importanti novità (dirette su Facebook, pubblicità nei video e campo ricerca all’interno delle pagine) che rappresentano di fatto l’attacco finale di Facebook a Youtube, quello che potrebbe segnare la fine del colosso video della famiglia Google. L’ultima mossa, in ordine di tempo, è l’arrivo delle dirette anche su Instagram.

 

  • LinkedIn: il popolare social “business oriented” per eccellenza è nelle mire di Facebook già da tempo che ha però ultimamente spinto sull’acceleratore. Sempre più spesso ci arrivano le richieste, da parte di Facebook, di inserire sul nostro profilo i dettagli che riguardano la nostra carriera professionale consentendoci di mantenere aggiornato il nostro curriculum. L’alibi è sempre quello di aiutarci ad avere un diario di ricordi completo, la nostra malizia ci porta a pensare che l’intento sia ben altro.
    AGGIORNAMENTO DEL 15/02/2017: Facebook introduce gli annunci di lavoro, potrebbe essere il colpo definitivo a LinkedIn.

 

Facebook è una banca.

La notizia è passata un po’ in sordina nel nostro Paese: a Novembre 2016, Facebook ha ottenuto il via libera dalla Banca Centrale Irlandese per la moneta elettronica, depositi e trasferimenti di denaro nell’Unione Europea.

Se aprono quindi per il Social nuovi orizzonti economici: prestiti, finanziamenti, money transfert, pagamenti, e-commerce e chi più ne ha, più ne metta.

Banca Facebook - SocialWebMax

Per spiegarla in maniera semplice e sintetica, ognuno di noi, azienda o privato che sia, potrà disporre di un “conto deposito” su Facebook attraverso il quale ricevere o inviare denaro, effettuare pagamenti, acquistare beni o servizi, eccetera.

Possiamo facilmente intuire che, in questo modo, Facebook entrerà direttamente in concorrenza con Paypal e con ogni altro istituto di credito online ed offline, potendo proporre, tra le altre cose, anche finanziamenti e prestiti.

Già ora, alcuni gestori di importanti account pubblicitari si sono visti proporre linee di credito legate ai propri volumi mensili.

Ecco spiegato il motivo per cui abbiamo accostato, all’inizio, Facebook alla Bank of America. E quest’ultima non dispone certo di 2 miliardi di correntisti.

 

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Facebook e l’e-commerce.

La prima novità riguardo il commercio elettronico si è avuta lo scorso Autunno, con il lancio di Facebook Marketplace.

In fase sperimentale, attualmente in Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti e Regno Unito, la nuova funzione consentirà di mettere in vendita ed acquistare articoli e servizi tra privati e disporrà di un motore di ricerca interno per trovare ciò che vogliamo.

La seconda novità è invece già attiva anche nel nostro paese, la Vetrina per le Pagine Facebook: il germoglio di un vero e proprio e-commerce all’interno del Social.

 

Esempio Vetrina Facebook - SocialWebMax

Al momento, si possono caricare facilmente gli articoli che compongono la vetrina, inserendo ogni dettaglio relativo a prezzo, dimensioni e spedizione, oltre ovviamente alle immagini; per formalizzare l’acquisto l’azienda può scegliere di rimandare al proprio sito esterno oppure di concludere l’iter internamente a Facebook con pagamento tramite PayPal o Stripe.

Tutto senza commissioni a Facebook.

Per ora…

Come abbiamo visto nel paragrafo precedente, Facebook consentirà, entro poco tempo, ad ogni utente (privato o azienda che sia) di aprire un conto online, probabilmente gratuito, attraverso il quale gestire invio di denaro e pagamenti.

Possiamo azzardare l’ipotesi che la prossima mossa sarà, una volta ben avviato l’e-commerce sulle Vetrine, quella di imporre il pagamento mediante conto Facebook?

Ecco spiegato il motivo per cui, all’inizio, abbiamo rapportato Facebook anche ad Amazon.

 

Facebook crea lavoro?

Tornando ai numeri del primo paragrafo, ciò che ha catturato completamente la mia attenzione è il rapporto tra fatturato e dipendenti. Rispetto agli altri “big”, Facebok ha bisogno di molto meno personale in rapporto all’utile generato. Proviamo a visualizzare graficamente il rapporto fatturato/dipendenti.

 

Facebook e la deriva autoritaria - rapporto fatturato-dipendenti 2- SocialWebMax

 

In sintesi, escludendo la Bank of America che è in perdita, se su Amazon abbiamo un dipendente ogni 400 mila dollari, in Facebook ne abbiamo uno quasi ogni 2 milioni di fatturato.

Significa senza dubbio aver ottimizzato al meglio i propri costi di personale, oppure essere riusciti a creare un’organizzazione in grado di generare utili anche con un numero risibile di dipendenti.

Avere pochi dipendenti significa però anche peccare in alcuni aspetti, come il controllo di ciò che gli utenti fanno sulla tua piattaforma.
Al momento il sistema di controllo su 2 miliardi di utenti non è noto, ma sembrerebbe mandato avanti da alcuni vaghi ed inefficaci software oltre a poco più di una decina di uffici con meno di venti dipendenti l’una.

Una recente sentenza del Tribunale di Napoli ottenuta dai legali della mamma di Tiziana Cantone (la ragazza suicida dopo la diffusione in rete di alcuni suoi video hard), tra i quali anche l’Avv. Massimo Melica che avemmo l’onore di intervistare l’anno scorso, ha riconosciuto le responsabilità di Facebook nel non aver rimosso i contenuti una volta segnalati.

Purtroppo però, nella medesima sentenza, si è accolto il ricorso di Facebook riconoscendo che quest’ultimo non è tenuto a controllare e a censurare preventivamente un contenuto.

In linea dunque con quanto deciso, solo un paio di anni fa, dal Tribunale di Torino che riconobbe la responsabilità di Youtube per il mancato controllo della violazione dei diritti d’autore a seguito di segnalazione del legittimo proprietario.

Conclusioni: il modello Facebook non genera occupazione per come siamo abituati ad intenderla, auspichiamo che vengano implementati i meccanismi di controllo anche attraverso l’impiego di nuovi dipendenti.

 

 

Facebook ed il confronto culturale.

Le nostre ultime considerazioni sono legate al famigerato algoritmo che crea la nostra timeline, ciò che decide cosa ci viene mostrato ogni volta che scorriamo verso il basso la nostra bacheca.

Non esiste possibilità di conoscerne in dettaglio le regole, sappiamo solo che viene determinata analizzando le nostre connessioni ed interazioni, consentendoci di ricevere le notizie che Facebook ritiene siano per noi più interessanti.

Ergo: più noi interagiamo con qualcuno, fruiamo dei suoi contenuti, maggiormente attingeremo da quella “fonte”.

Paraocchi - Facebook e la deriva autoritaria - SocialWebMax
Un po’ come se, andando in libreria, ci creassero un percorso chiuso per guidarci verso il reparto in cui sono esposti i libri dei nostri autori preferiti, all’inizio sarebbe certamente un servizio utile e comodo ma, con il tempo, contrarrebbe in maniera esponenziale il nostro mondo, eliminando quel necessario confronto culturale che ingenera i dubbi, che porta all’evoluzione ed alla libertà culturale dell’individuo.

Non è un caso se, proprio su Facebook, proliferano bufale, falsi allarmi, gruppi e correnti che sfruttano la nostra emotività, le nostre paure, per creare consenso o profitto.

In questo cocktail finale, ricordiamoci la direzione che sta prendendo Facebook: banca, e-commerce, televisione, news, comunicazione globale, gestione spazi, ecc.
Non è più un semplice Social Network ma un vero e proprio ecosistema, una sorta di web 3.0.

E poi, chissà, magari un giorno il proprietario della libreria potrebbe anche decidere di guidarci gradualmente dove vuole lui, portandoci a leggere quelle che lui ritiene novità adatte a noi…

Finché, presto o tardi, il proprietario della libreria potrebbe decidere di candidarsi alla Presidenza degli Stati Uniti e gli elettori, a quel punto, potrebbero non vederci nulla di male, tutto sommato.

 

Se hai resistito sino alla fine di questo infinito post, ritengo la tua opinione quanto mai preziosa e spero vorrai dedicarmi ancora qualche minuto per farmela conoscere, scrivendo il tuo pensiero nei commenti.

Grazie di cuore.

Max.

Diretta Facebook- guarda il mondo - SocialWebMax

Diretta Facebook: guarda il mondo con la Live Map.

Importante novità anche in Italia: con la Facebook Live Map hai accesso ai video in diretta Facebook del mondo intero!

Con l’ultima novità introdotta da Facebook, il mondo della comunicazione non sarà più lo stesso.

È infatti disponibile, sebbene non per tutti i dispositivi (al momento solo per la versione desktop), una nuova mappa che consente di visualizzare in tempo reale tutte le trasmissioni in diretta Facebook nel mondo.

Si può raggiungere la mappa, andando direttamente all’indirizzo https://www.facebook.com/livemap oppure cliccando sull’icona presente nella colonna di sinistra della propria “home page” Facebook, all’inizio della sezione “Applicazioni”, come mostrato nell’immagine seguente.

Diretta Facebook 001 -come accedere alla Facebook Live Map - SocialWebMax

Ecco come accedere alla nuova Facebook Live Map.

 

Com’è fatta la nuova Facebook Live Map?

La pagina si presenta snella ed intuitiva, sulla sinistra alcuni suggerimenti di dirette da seguire basate, al momento, sul numero di spettatori collegati.
Nella medesima colonna, in alto, un video che parte in autoplay, non necessariamente quello con il maggior pubblico.

Tutto il resto della pagina è una rappresentazione del planisfero con i confini politici degli stati.
La mappa è zoomabile e fornisce, man mano che la si ingrandisce, informazioni aggiuntive come i nomi degli stati e delle città principali, oltre ad una serie di pallini blu che indicano i punti di trasmissione delle varie dirette.

Diretta Facebook 002 - come appare la Facebook Live Map - SocialWebMax

Come appare la Facebook Live Map.

Come si esplorano i video in diretta Facebook?

Passando semplicemente il mouse su un qualsiasi pallino blu, è possibile vedere un’anteprima live con il nome della persona o della pagina che sta trasmettendo e gli spettatori collegati.
Si può quindi fare zapping tra migliaia di dirette in tutto il mondo, passando dal canale ufficiale di una squadra di calcio francese che trasmette la conferenza stampa, al fornaio siciliano che prepara i cannoli, all’evento di cronaca, alla sfilata di moda e chissà cos’altro.

L’anteprima consente inoltre di sapere da dove sono collegati gli spettatori, grazie a delle linee che uniscono il punto di trasmissione con quelli di “osservazione” possiamo avere un immediato colpo d’occhio dell’audience di quella determinata diretta Facebook.

Sono visibili solo i video condivisi in modo pubblico, quindi tutti quelli delle pagine e quelli dei privati che non hanno messo in atto restrizioni di privacy.

Diretta Facebook 003 - le anteprime dei video in diretta Facebook - SocialWebMax

Come appare l’anteprima video sulla Facebook Live Map, con le linee che collegano la fonte con tutti gli spettatori.

 

Una rivoluzione nel mondo della comunicazione?

Come abbiamo già avuto modo di osservare, le pagine Facebook devono ormai pagare per ottenere visibilità anche da parte dei propri fans.
L’unica attività che, al momento, consente di far inviare da Facebook una notifica immediata a tutti i fans è il video in diretta. La sensazione è che questo “regalo” potrebbe durare ancora per poco e che presto o tardi verrà eliminata la notifica automatica per le pagine, offrendola invece come opzione nelle campagne a pagamento. Staremo a vedere.

Quel che appare certo è l’impatto che i video in diretta Facebook hanno ed avranno sempre più nell’editoria e nell’informazione.
Potrebbero segnare anche la fine di Twitter che, fino ad oggi, ha goduto di una esclusiva di attenzione legata ai grandi eventi, grazie alla sua capacità di veicolare informazioni live facilmente raggiungibili grazie agli hashtag.
Immaginiamo un qualsiasi avvenimento sportivo, musicale, di cronaca e comunque di interesse nazionale o mondiale coperto live da decine o centinaia di video di utenti presenti sulla scena. Senza filtri, senza montaggio e tutti raggiungibili e geolocalizzabili grazie alla Facebook Live Map.

 

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Tre considerazioni finali: aziende, auditel e “villains”.

    • Tutte le aziende sono chiamate ad uno scatto in avanti verso il mondo della comunicazione video, dotandosi di risorse interne od appoggiandosi a professionisti esterni, per tenere il passo e raggiungere target sempre più ampi. Dovranno farlo mantenendo la propria identità e allo stesso tempo emozionando, coinvolgendo, portando sempre più pubblico a seguirle.
      È probabile poi che in futuro Facebook introduca la possibilità di promuovere i propri video nelle anteprime in evidenza (nella colonna di sinistra, per intenderci); questa opzione andrebbe ad accrescere la già ampia offerta pubblicitaria di Facebook e renderebbe questo social sempre più simile ad una piattaforma televisiva tradizionale.

 

    • Diremo finalmente addio all’Auditel ed a tutti gli obsoleti strumenti di monitoraggio degli spettatori, che tanto piacciono ai venditori delle grandi agenzie di comunicazione ed alle emittenti TV tradizionali?
      Avere un conteggio preciso ed in tempo reale degli spettatori di una diretta è il sogno di qualsiasi azienda che debba investire in testimonials per raggiungere un determinato target.

 

    • Non osiamo immaginare quale uso di questi strumenti potrà essere fatto da parte di persone, per usare un eufemismo, non completamente per bene…
      Avere la possibilità di trasmettere con uno smartphone, in qualsiasi luogo del pianeta ci si trovi, una scena che, per ovvie ragioni di tempo, non potrà essere vagliata da alcun tipo di censura se non ex post, rappresenta probabilmente la più grande conquista in termini di libertà di stampa e comunicazione, ma si porta dietro concreti rischi di un uso estremo che fatichiamo ad immaginare.

 

Avete già provato a guardare un video in diretta Facebook? E a trasmettere?
Quali sono le vostre impressioni? Cosa pensate di queste novità?

Attendiamo i vostri commenti!

Facebook e Google ti fanno lo sconto - SocialWebMax

Facebook e Google, gli hai mai chiesto uno sconto?

In questi giorni mi sono trovato a gestire alcune campagne di annunci su Facebook e Google, attraverso i rispettivi strumenti Facebook Ads e Google AdWords, ed improvvisamente sono stato colto da un dubbio: perché nessuno chiede sconti a loro?

Viviamo in un mondo commerciale che, nella stragrande maggioranza delle sue realtà, si basa sulle offerte, sugli sconti; anche quando essi non sono parte fondante di una strategia, vengono ugualmente richiesti in fase decisionale, contrattuale o di saldo finale.

È una prassi innegabile che vede coinvolti tutti noi: quando facciamo la spesa, quando mettiamo carburante, quando cerchiamo un hotel, quando compriamo una casa, in ogni aspetto commerciale della nostra vita cerchiamo uno sconto, un’offerta.
Ed è un’abitudine trasversale, che prescinde dalla classe sociale e dal potere d’acquisto (ho assistito a richieste di sconto su articoli da 3€ da parte di signore con addosso non meno di 10.000€ di abbigliamento ed accessori), fa parte forse del nostro dna e ci dà l’impressione di avere il controllo, di condurre la trattativa e, alla fine, di aver fatto un affare.

Sinceramente, non ci vedo nulla di male: la sfida fa parte della natura umana.

Anche e soprattutto tra aziende, molte delle decisioni si basano sulle condizioni, su prezzi ed offerte “dedicate”.
Praticamente tutti devono adattarsi a questa prassi, quasi tutti.

 

Quando non chiediamo sconti?

Proviamo a pensarci, quali sono le condizioni in cui rinunciamo alla possibilità di richiedere sconti?
Lasciamo perdere quando si evita per una questione di “pudore” e saltiamo subito alle altre:

  • Urgenza
  • Necessità
  • Impossibilità

Se abbiamo urgenza di ricevere un servizio, difficilmente potremo permetterci di perder tempo con richieste di sconto. Al massimo, nel caso in cui ci fossero alternative, faremo una rapida cernita, ma in caso di reale fretta è più probabile che accetteremo senza riserve ciò che troviamo. Se rischio di perdere l’aereo, non posso buttare minuti preziosi nel contrattare con il tassista.

taxi - SocialWebMax

 

Quando abbiamo una necessità inevitabile, rinunciamo a fare l’affare pur di risolvere il problema. Chiunque abbia figli può immaginare cosa significhi finire il latte o i pannolini in piena notte, non è certo quello il momento di andare alla ricerca di offerte…

pannolini - SocialWebMax

 

Esistono poi casi in cui non ci viene in alcun modo prospettata l’opportunità di negoziare e questo, di per sé, ci fa rinunciare. Non dobbiamo pensare necessariamente a qualcosa di esclusivo ma, ad esempio, a ciò che riteniamo abbia già un equo prezzo, livellato dal mercato o comunque meritato in relazione a quanto ricevuto.

Hai mai chiesto lo sconto per un cono di gelato artigianale? Solitamente acquistiamo scegliendo direttamente il formato che siamo disposti a pagare. Se il gelato è particolarmente di nostro gradimento, saremo disposti a pagarlo anche di più, senza obiettare né chiedere sconti, certi che la qualità superiore abbia costi più alti e quindi comporti un prezzo finale giustamente più caro.

gelato - SocialWebMax

 

Marketing online, si fanno sconti?

Quando si decide di attivare delle campagne pubblicitarie su qualsiasi media (tradizionale o all’avanguardia), l’iter è solitamente simile a quando si acquista un qualsiasi prodotto o servizio: chiedo al commerciale il quale mi formula un’offerta, io tiro un po’ sul prezzo, trattiamo ed alla fine si chiude l’affare.

Esistono però delle entità con le quali non si tratta: Facebook e Google, ad esempio.
Voglio far conoscere la mia attività su Facebook? Stabilisco il budget, scelgo il target, creo gli annunci e via.
Facebook e Google mi aiutano ad ottimizzare il mio investimento (come potrebbe fare il consulente finanziario di una banca…), a migliorare il target, gli annunci, ma non esiste il tasto “chiedi lo sconto”.
Entrambi si appoggiano ad un conto prepagato o ad una carta di credito, senza quindi lasciare nemmeno la possibilità di contrattare le scadenze: al raggiungimento di un importo prefissato da loro, il pagamento va a buon fine.

 

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Facebook e Google sono come il taxi, i pannolini o il gelato?

La ragione per la quale non viene nemmeno concessa l’opportunità di chiedere sconti e offerte non può essere determinata solo dalle dimensioni mondiali delle due aziende (si pensi alle case automobilistiche, alle multinazionali di prodotti alimentari, ai grandi fornitori di materie prime e servizi che propongono costantemente promozioni), deve quindi trovarsi nella natura, nella qualità e nel bisogno che abbiamo dei loro servizi?

A pensarci bene, se ho urgenza di raggiungere migliaia di persone in un determinato target di località, interessi, età o altro, non esistono sistemi a pagamento ugualmente efficaci che possano generare altrettanto traffico in brevissimo tempo (posso creare campagne anche per poche ore). Facebook e Google sono il mio taxi per raggiungere rapidamente l’aeroporto.

Quando invece ho la necessità di raggiungere un target preciso sono ben poche le alternative, soprattutto per alcune categorie. Esistono certamente giornali specifici, canali televisivi tematici, eventi per appassionati che offrono all’inserzionista la possibilità di raggiungere, con accettabile approssimazione, un pubblico definito.

A prescindere dal fatto che il web ed i Social fanno ormai parte della nostra vita in qualsiasi momento e che è stato dimostrato come oltre il 62% delle persone sia sui Social mentre guarda, ad esempio, la TV (siamo prossimi al 100% nei più giovani) per non parlare di quanto si usino i Social durante gli eventi e che quindi si possa interagire con determinati “target” anche in modo spontaneo, senza bisogno di essere sui Big Media o tra i main sponsor di grandi eventi, vogliamo parlare dei costi?
Posso raggiungere milioni di tifosi di una squadra di calcio con poche centinaia di euro su Facebook e farlo prima, durante e dopo la partita. Neanche lontanamente accostabili ai costi per spazi televisivi o inserzioni allo stadio. Facebook e Google sono l’unica farmacia aperta nella notte da cui comprare latte e pannolini.

social e tv - SocialWebMax

 

E se volessi raggiungere invece gli amanti del gelato artigianale solo nella mia zona, per promuovere un nuovo gusto della mia gelateria?
Ci sono i giornali cartacei di zona che raggiungono forse un target geografico ma non di interesse, di età e di lingua ed in ogni caso non sono spesso disponibili nel momento esatto in cui il consumatore esprime la sua necessità.

Facebook mi offre la possibilità di centrare micro-obiettivi di pubblico, prefissando il budget di spesa, potendo interrompere in qualsiasi momento la campagna, monitorando ogni singolo evento (click, visualizzazioni, interazioni, ecc), oltre ad avanzati strumenti di remarketing.
Google, oltre a quanto disponibile già con Facebook, è l’amico affidabile al quale tutti chiediamo consigli ed informazioni nel momento esatto in cui ne abbiamo bisogno. “Taxi a Napoli“, “Farmacie aperte Milano“, “Gelateria artigianale Altopascio“: si formulano domande per ottenere risposte affidabili e con AdWords noi possiamo fare in modo che la nostra attività compaia tra i “suggerimenti” dell’amico affidabile, proprio quando c’è la necessità del suo parere.

In entrambi i casi, chiunque li abbia provati, non ha minimamente avvertito l’istinto di chiedere uno sconto, al massimo ha rinunciato ad usarli se non soddisfatto.
Si tratta di mezzi pubblicitari innovativi che, a differenza dei loro predecessori, lasciano all’inserzionista la scelta su quanto e come spendere ma non di negoziare il prezzo, come per il gelato 🙂 .

Facebook e Google sono quindi un mix tra taxi, pannolini e gelato e credo rappresentino un insegnamento per ognuno di noi:

rendersi indispensabili, disponibili quando serve e non contemplare la possibilità di sconto dovrebbero essere obiettivi vitali per ogni azienda o professionista.

 

Cosa ne pensi? Qual è la tua esperienza?
Raccontala nei commenti!

adwars Facebook contro Google - SocialWebMax

Google e Facebook stanno combattendo una guerra che potrebbe portare ad un drastico ridimensionamento degli sconfitti.

 

Lo scorso Marzo lessi un articolo su TechVibes che analizzava l’evoluzione del testa-a-testa ormai palesemente in atto tra i due grandi colossi della comunicazione web e, da allora, cominciai a porre maggior attenzione ai dati statistici, confrontando i risultati delle campagne che gestivo su entrambi.

Prima di raccontare il risultato di questa mia analisi, vorrei riassumere brevemente le differenze principali esistenti tra le due grandi piattaforme, Google e Facebook, partendo da ciò che sembra essere la loro stessa ragione di vita fino a giungere ad una valutazione su quale sia il miglior strumento pubblicitario, a beneficio di chi volesse approcciare questo tipo di marketing.

 

Il mondo di Google.

Nel 2016 diverranno maggiorenni coloro che non hanno mai visto internet prima di Google. Per meglio comprendere la portata del cambiamento nella ricerca e navigazione web avvenuta all’arrivo di Google, vediamo come si presentavano le home pages dei principali motori: MSN, Lycos ed Altervista.

 

AdWars - MSN - Lycos - Altervista - SocialWebMax

 

Una giungla di link, banner, colori, categorie, loghi, nella quale era oggettivamente complicato districarsi. I motori di ricerca erano centinaia e spesso fungevano anche da provider (vendevano connessioni internet, quando ancora occorreva un numero di telefono da chiamare con il proprio modem per entrare in rete) perdendo di vista il proprio obiettivo principale che sarebbe dovuta essere la ricerca.

Poi arrivò Google che cambiò ogni cosa.

AdWars - Google home - SocialWebMax

Una home page semplice, essenziale, fresca, che poneva la ricerca al centro con il massimo della focalizzazione. Anche i risultati venivano restituiti graficamente in modo chiaro e sintetico, senza banner, pubblicità o altro che avrebbe distolto l’attenzione, come avveniva invece su tutti gli altri portali di web search.

 

AdWars - Google - SocialWebMax

 

Da allora sono passati meno di 20 anni, la rete è cambiata profondamente e Google è diventato il colosso tecnologico che ora conosciamo, senza mai venir meno alla propria missione principale:

“scopo di Google è fornire i migliori risultati possibili a chi effettua una ricerca.”

L’introduzione della pubblicità non ha di fatto deviato il motore dalla propria rotta. Attraverso la piattaforma AdWords è possibile creare degli annunci testuali che compaiano in spazi prestabiliti (prime 3 posizioni in alto, in basso e nella colonna di destra) quando un utente ricerca parole chiave sulle quali abbiamo deciso di puntare.
Il posizionamento è determinato (in parte) da un meccanismo di asta per click.

AdWords esempio - SocialwebMax

Ecco dove compaiono gli annunci AdWords nelle ricerche Google.

 

Bisogna tuttavia ricordare che non basta pagare per “comprare” delle parole chiave, se Google consentisse questo smetterebbe di servire a qualcosa. Immaginiamo di cercare un famoso brand, tipo la Coca Cola, e che Google ci restituisse come primi risultati siti di abbigliamento, tappeti o elettrodomestici, semplicemente perché questi ultimi fossero stati disposti a pagare anche 50$ per ogni click verso il proprio sito pur di balzare in cima per la parola chiave “coca cola”. Avrebbe ancora senso cercare su Google?

Un parametro continua ad essere fortunatamente imprescindibile: la pertinenza. Direttamente dal supporto Google:

“Il fattore più importante da ricordare è che, anche se la concorrenza fa offerte più elevate della tua, puoi comunque ottenere una posizione migliore a un prezzo inferiore utilizzando parole chiave e annunci particolarmente pertinenti.”

Questo è ciò che, a nostro avviso, ancora consente a Google di mantenere la leadership nella ricerca ed è ciò che andrebbe sempre tenuto ben presente nel pianificare una campagna AdWords.

Ma Google non è solo ricerca, ci sono infatti molte altre possibilità di farsi notare con “Big G”, le tre principali sono:

  • Campagne display che offrono l’opportunità di pubblicare i propri banner all’interno di circuiti di siti privati. Anche in questo caso, la pertinenza è cruciale per ottenere un rapporto costi/risultati ottimale. Chi cliccherebbe sul banner del “Centro Carni Rubino” pubblicato su un sito di ricette per vegani?
  • Campagne video. Youtube è tutt’ora il più grande distributore di contenuti video al mondo ed offre il più ampio pubblico possibile, anche da mobile. È possibile inserire banner o video promozionali in contenuti di altri soggetti, mantenendo fede sempre al comandamento della “pertinenza“!
  • Campagne di remarketing. Grazie ai famosi “cookies” riusciamo a raggiungere gruppi di utenti che sappiamo aver compiuto azioni sul nostro sito (chi ha cercato un articolo in vendita, chi ha letto un determinato contenuto, chi ha abbandonato il carrello, ecc) ed a confezionare messaggi promozionali estremamente personalizzati e, quindi, efficaci.
Google adv - SocialWebMax

Le principali tipologie di annunci pubblicabili con Google.

 

In sintesi Google consente tre macro tipologie di campagne pubblicitarie sui propri mezzi:

  1. Annunci su ricerca: in base alle parole chiave ed alla pertinenza di annunci e sito di destinazione, possiamo “spingere in alto” la nostra attività tra i risultati, andando ad intercettare qualcuno che ha espresso una necessità ed ha cercato una soluzione.
  2. Annunci su target: riusciamo a raggiungere persone potenzialmente interessate alla nostra attività pubblicando annunci e banner su contenuti visti da un pubblico simile o uguale al nostro.
  3. Annunci personalizzati: possiamo comunicare in modo chirurgico con persone che hanno compiuto azioni precise, attirando inevitabilmente la loro attenzione.

 

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Il mondo di Facebook.

Arrivato in Italia all’inizio del 2008, Facebook può contare oggi circa 28 milioni di account che, al netto dei fake e dei doppioni, possiamo restringere a circa 25 milioni di utenti/mese ed a circa 20 milioni di utenti/giorno.

Lo scopo “morale” di Facebook è connettere persone, incoraggiando l’interazione e la condivisione di contenuti, quello “economico” è aumentare il numero degli utenti, rendere più precisa la loro profilazione ed accrescere il tempo di permanenza sul social aumentando il numero di annunci visualizzati.

Milioni di utenti, ogni giorno, passano una media di 2 ore su Facebook, scorrendo immagini, guardando video, commentando, condividendo, interagendo o anche solo spiando ciò che fanno gli altri in quella che può ragionevolmente essere definita come la più grande piazza esistente.
Si tratta di un mezzo generalista, come la televisione, che raggiunge praticamente tutti direttamente o indirettamente, in grado di creare fenomeni, amplificare reazioni, condizionare opinioni, entusiasmare, commuovere, avvicinare o allontanare persone ma che, a differenza della TV, pone al centro il singolo utente che si sente protagonista del proprio “canale”, la propria bacheca, nel quale arriva a raccontare tutto sé stesso, a rendere pubblico anche il proprio intimo, spesso senza alcuna attenzione alla privacy.

 

Quindi, in che modo Facebook può promuovere un’attività?

Facebook mette a disposizione degli utenti business una complessa ed articolata offerta di spazi pubblicitari a costi decisamente contenuti, con un monitoraggio ed una flessibilità di primissimo livello. L’ambizione è quella di poter raggiungere, con un minimo investimento, il proprio target di interesse e comunicare solo ad esso il nostro messaggio, aumentando le possibilità di penetrazione.

  • Post sponsorizzati. Da alcuni anni ormai, è necessario sponsorizzare i contenuti pubblicati sulle proprie pagine affinché vengano visualizzati dai propri fans, in questo modo però si può ottenere rapidamente un effetto volano.
  • Annunci. Veri e propri messaggi pubblicitari confezionati dall’inserzionista sotto forma di immagini, slide, video allo scopo di promuovere la propria pagina, il proprio sito (esterno a Facebook), eventi, offerte e molto altro. Ora si possono raggiungere anche gli utenti Instagram, usando la medesima piattaforma.
  • Remarketing. Mediante un codice di tracciamento da inserire nel proprio sito, si ha la possibilità di monitorare e circoscrivere i visitatori di ogni singola pagina allo scopo di confezionare per loro messaggi pubblicitari estremamente personalizzati.
Facebook adv - SocialWebMax

Principali tipologie di messaggi pubblicitari realizzabili su Facebook.

 

In sintesi, Facebook consente due macro tipologie di campagne pubblicitarie:

  1. Pubblicità in target: in base agli interessi ed alle informazioni volontariamente inserite dagli utenti, possiamo raggiungere dei target ristretti di potenziali interessati.
  2. Annunci personalizzati: possiamo mostrare annunci personalizzati a gruppi di persone (minimo 20) che hanno compiuto azioni precise all’interno del nostro sito.

 

Meglio Google o Facebook per la pubblicità?

La risposta è “dipende“.

Come abbiamo detto, Facebook è un media generalista che può essere usato per raggiungere, con costi relativamente bassi, dei target mirati individuabili attraverso parametri spontaneamente comunicati dagli utenti (come età, sesso, città, interessi, ecc.). Esattamente come la televisione o la carta stampata, è soggetto ad un margine di errore (non sempre gli utenti dicono la verità…) e, soprattutto, interagisce con il suo pubblico in momenti di relax.

Quando siamo su Facebook non abbiamo l’atteggiamento o la necessità di chi sta cercando qualcosa di preciso, vogliamo piuttosto sfogliare ciò che i nostri “amici” ci propongono per farci una risata, commuoverci, informarci, confrontarci. Un po’ come quando guardiamo la TV.
Spesso, mentre guardiamo la TV. Come raccontammo in precedenza, in base ad uno studio della Nielsen, il 47% degli intervistati dichiarò di navigare in rete mentre guarda la Televisione.

La nuova frontiera del marketing online è fatta di software in grado di sincronizzare campagne pubblicitarie su media diversi: in televisione vedo lo spot di un divano scontato, contemporaneamente nella timeline di Facebook mi compare l’annuncio con il tasto “compra” per traghettarmi direttamente alla piattaforma e-commerce dell’azienda.

TV e Social - SocialWebMax

Spot in TV ed offerta sui Social in contemporanea, la nuova frontiera dell’advertising.

 

Facebook si sta delineando sempre più come un media di contemporaneità, di immediatezza. Prova a ritrovare un post che avevi notato uno o due giorni fa? Impossibile! Il campo “ricerca” di Facebook serve unicamente a trovare utenti, pagine, eventi o gruppi ma non i singoli contenuti.

Questo vale anche per i video che, sebbene su Facebook possano beneficiare di tutta la potenza dell’autoplay, hanno una viralità molto rapida ed una vita molto breve.
Appare dunque evidente quanto sia indispensabile creare contenuti personalizzati e che sappiano sfruttare al massimo i trend del momento, piuttosto che martellare l’audience con i nostri annunci smaccatamente e fastidiosamente pubblicitari.

 

Google, al contrario, è colui che interroghiamo proprio nel momento in cui abbiamo una necessità. Pubblicare delle inserzioni su Google assomiglia ad essere presenti sui vecchi elenchi del telefono, quelli che si sfogliavano per cercare l’idraulico o la cartoleria (e che i diciottenni del 2016 non useranno mai, sebbene qualcuno si ostini ancora a stamparli…).

Ottimizzare l’investimento su Google significa però riuscire a creare contenuti ed annunci che possano trovarsi ai primi posti, altrimenti staremmo solo buttando i nostri soldi dato che il costo/contatto su Google è sensibilmente più alto rispetto a Facebook.

“Il posto migliore dove nascondere un cadavere è senza dubbio la seconda pagina della ricerca di Google” (cit.)

Non basta avere buoni annunci ed investire molto, bisogna anche produrre contenuti di valore, avere siti adatti ai dispositivi mobili (che veicolano ormai oltre il 70% del traffico, in crescita) e selezionare accuratamente le parole chiave sulle quali spendere.

Il vantaggio è che i contenuti prodotti non spariscono mai, sebbene siano soggetti ad “invecchiamento”, ma possono anzi accrescere la propria popolarità con il passare del tempo ed essere sempre reperibili. Questo vale anche per i video su Youtube che, grazie al motore di ricerca interno che consente a chiunque di cercare e ritrovare facilmente contenuti visualizzati tempo addietro, possono raggiungere un numero imponente di utenti e di visualizzazioni. Ecco perché ogni azienda dovrebbe creare un buon canale Youtube.

 

Ricerca video su Youtube - SocialWebMax

I contenuti caricati su Youtube possono sempre essere ritrovati grazie al motore di ricerca interno.

 

La diffusione di applicazioni come AdBlock, che consentono di eliminare quasi completamente i banner pubblicitari dalla propria navigazione, sta però riducendo i volumi di visualizzazione da desktop degli annunci Google e dei vari banner posizionati sui siti partner, cosa che non avviene con Facebook che gestisce gli annunci esattamente come dei contenuti genuini, che non vengono dunque intercettati dai filtri.

 

Campagne Facebook e Google: i risultati.

In base alla nostra esperienza degli ultimi mesi, possiamo dire di aver notato alcuni dati:

  • Minor costo/risultato per gli annunci Facebook (-40%)
  • Maggior traffico proveniente da Facebook a parità di investimento (+30%)
  • Maggior tempo sul sito per gli utenti provenienti da Google (+150%)
  • Maggior numero di pagine per visita per gli utenti provenienti da Google (+100%)
  • Maggior numero di conversioni per gli utenti provenienti da Google (+50%)

Sembrerebbe dunque Facebook in grado di garantire maggior visibilità a minor costo, sebbene sia ancora Google a fornire i contatti qualitativamente più concreti.

La nostra impressione è che mentre Google continua ad essere un efficiente “ufficio informazioni”, Facebook riesce a catturare meglio l’attenzione degli utenti adattandosi perfettamente a campagne istituzionali e di consolidamento dei brand che non prevedano necessariamente delle azioni immediate (a meno che queste non vengano sincronizzate con la TV, come detto prima).

Un brand nazionale o locale, ha la possibilità di emozionare, raccontare storie e coinvolgere, senza pretendere nulla dall’utente Facebook che però se ne ricorderà quando compirà azioni o dovrà effettuare scelte nell’ambito d’azione del brand memorizzato.

Al contrario l’utente Google vorrà continuare a trovare in tempi rapidi ciò che risponde meglio alla sua ricerca, nel momento in cui la effettua.

 

Forse Google rischia di finire schiacciato dalle sue stesse dimensioni?

Sempre più utenti effettuano ricerche utilizzando app specifiche e specializzate (Amazon per gli acquisti, Tripadvisor per hotel e ristoranti, Uber per i taxi, ecc.) ed in futuro potrebbero trovare spazio altri mini-motori settoriali che ruberebbero percentuali importanti di traffico.
Lo scorso Luglio, per la prima volta, Facebook è risultato essere la maggior fonte di click verso i siti di informazione, scavalcando il colosso Google News negli USA.

È in corso una storica rivoluzione?

Tornando al marketing, probabilmente la campagna ideale online è un giusto mix a medio termine che sfrutti Facebook per accrescere la fiducia nel marchio e Google per farlo trovare rapidamente; in quest’ottica continuiamo a pensare che la strada maestra passi attraverso i contenuti che possono produrre risultati eccezionali su qualsiasi canale e ridurre drasticamente il costo delle campagne.

Vogliamo infine consigliare due letture che abbiamo trovato molto interessanti perché provano ad immaginare il futuro prossimo del marketing online: “chi guadagnerà, in futuro, dalla pubblicità online” di Davide Pozzi (TagliaBlog) e “l’influencer marketing sta per affermarsi anche in Italia” di Riccardo Scandelari (Skande).

 

Grazie per i commenti che vorrai lasciare.

Per maggiori informazioni contattaci.

Gestire i commenti negativi - intervista al coach Paola Ricca - SocialWebMax

Come gestire i commenti negativi sui Social?

Abbiamo incontrato Paola Ricca, coach certificato ed ideatrice di Free Nauta, chiedendole qualche trucco del mestiere.

Davanti ad un ottimo caffè, non solo ci ha dato preziose indicazioni, ma ha messo a disposizione dei nostri lettori uno speciale webinar gratuito nel quale approfondire l’argomento!

Buona lettura 🙂

 

Si sente tanto parlare di Coaching, …come ideatrice del FreeNauta’s Coaching, ci puoi dire in due parole cosa fa un Coach?

Bella domanda! Sai essere un buon Coach solo quando riesci a spiegare cosa fai in 30 secondi … Vediamo se ci riesco.
Il mio lavoro è aiutarti ad avere successo usando quelli che altri chiamano difetti, e che invece per me sono “SUPER -DIFETTI”, ossia caratteristiche che ti appartengono e che sono da coltivare il più possibile per farti raggiungere i tuoi obiettivi in modo spontaneo e senza forzature (proprio come un “ FreeNauta”, un uomo che naviga libero ).

 

logo freenauta - SocialWebMax

 

Sembra interessante, dicci allora: cosa ci possiamo aspettare da un FreeNauta’s Coach?

Pensa per un attimo a quante ora lavori all’anno. E in tutta la vita? Ti sei mai accorto che ne sprechi tantissime a cercare di essere diverso da come sei intimamente, al fine di avere successo e raggiungere i tuoi obiettivi?
Ad esempio, se hai un capo sono certa che investi molto tempo per colmare quelle che secondo lui sono le tue aree di debolezza. Se invece sei autonomo “sudi” tutti i giorni per imparare a comportarti in modi che non ti vengono spontanei ma che hai visto usare dai tuoi concorrenti, o sbaglio?

Ecco, il punto è che tutte queste energie sono sprecate e cercare di cambiarsi non funziona e non funzionerà mai.

Lo dico sulla base di 17 anni di esperienza come manager in 4 grandi multinazionali (ho avuto il buon risultato di diventare Direttore a 36 anni 🙂 ), oltre che come Coach.
Quindi il mio lavoro è restituirti tutto quel tempo prezioso. Per farlo voglio che tutti i migliori concetti di Coaching ti arrivino in modo immediato e, soprattutto, ti rimangano in mente a lungo (o per sempre).
Per questo non ti propongo della teoria, ma lavoro solo con immagini e metafore. Se mi segui puoi diventare Coach di te stesso usando il colpo d’occhio.
Infatti, dato che ogni “SUPER-DIFETTO” è legato ad altri in una sorprendente rete di connessioni segrete, ho creato delle #MappeMentali che ti aiutano a orientarti… sono una selezione di immagini e metafore che ti faranno ricordare tutti i contenuti a lungo.

 

La tua è una community, che rapporto hai con i Social Network nel lavoro e nella vita privata?

Nel lavoro ne subisco un grande fascino perché mi diverte sapere in ogni momento come le persone reagiscono a ciò che faccio (anche se a volte è dura!) nella vita personale sono più parsimoniosa (passerei la giornata sui social dedicati alle immagini, ma mi trattengo).

 

Avere un’identità Social significa aprirsi agli altri e dover interagire con un’ampia varietà di reazioni e commenti generati da molteplici caratteri. Tu come ti poni nei confronti del tuo “seguito”?

Beh la mia opinione è che il mio seguito, criticandomi o non considerandomi, mi fa un grande servizio, mi evita di perdere tempo, quindi mi pongo in modo ricettivo e aperto a tutto ciò che il pubblico mi dice, anche quando non sono esattamente belle notizie (non tutti i giorni ci riesco, comunque l’idea è quella).

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Sempre più spesso capita di leggere commenti negativi sui Social o sui portali di recensioni.

 

Veniamo al punto: può capitare di ricevere commenti negativi, esiste una ricetta per gestirli al meglio?

Ebbene sì, ho una ricetta segreta ed è anche molto potente. E’ una breve visualizzazione che tutti possono usare subito. Quando ricevo un commento di qualsiasi tipo, me lo immagino impacchettato come un regalo. Dedicato a me e alla mia crescita. Prima di ‘aprirlo’ mi soffermo qualche istante a immaginare i vantaggi che potrò avere per il mio progetto se riuscirò a considerare il commento come un regalo, a prescindere dal contenuto. Mi aiuta ad evitare di dare delle rispostacce! Scherzo… comunque credo davvero sia importante capire che spesso ci sono migliori indicazioni per il nostro business in un commento negativo (o in una assenza di reazione, che è essa stessa un commento) che non in una sere di ‘Mi Piace’ acritici o superficiali.

 

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Quanto pensi possa incidere, in termini di immagine, la capacità da parte di un’azienda o di un professionista di gestire i commenti negativi o le aggressioni sui Social?

Da un punto di vista del Coaching,

“la capacità di reagire in modo efficace a un commento negativo è una abilità fondante.”

Significa che è una capacità che mette in campo così tante abilità elementari (distinzione tra fatti e opinioni, resilienza, ascolto attivo, consapevolezza, responsabilità, paradosso dell’eccellenza) che si può dire che chi sa gestire bene i commenti è (in termini potenziali) un talento innato del self-coaching.
In pratica se riesci a gestire bene un commento negativo puoi fare qualsiasi altra cosa. La cosa interessante è che tutto questo si può insegnare… e il bello è che basta visualizzare poche immagini.

 

Cosa intendi dire con “bastano poche immagini”, vuoi dire che non fai teoria… non ci credo! Cosa proponi per approfondire l’argomento?

Il mio lavoro si svolge on line e il mio intento è fare formazione su questi temi rendendoli accessibili a tutti attraverso la sola forza delle immagini.
Invito chiunque voglia imparare a trarre il massimo dai commenti negativi, al mio webinar gratuito dimostrativo “Non So Difendermi da una Critica_Super Difetto #2″ il 26 Novembre  alle 21.

 

Ecco una piccola anteprima:

 

Il webinar è ormai passato, ma il Coach Paola Ricca ci ha offerto la possibilità di concedere uno sconto speciale su corsi, webinar, consulenze a coloro che provengono dal nostro sito.

Invia una richiesta di informazioni a info@freenauta.it e comunica il codice SWM16SC che ti darà diritto ad uno sconto speciale!

Ringraziamo molto il Coach Paola Ricca per i suggerimenti e la straordinaria opportunità offerta ai nostri lettori.

Successo con YouTube - 3 consigli di Anna Covone #smwrme - SocialWebMax

Una conferenza coinvolgente quella di Anna Covone (TuttoSuYoutube) alla Social Media Week Rome: Anna ha disegnato un quadro completo dello scenario video attuale, dispensando consigli e “case history”. Al termine, ne abbiamo approfittato per farci dare qualche prezioso suggerimento.

Successo con Youtube: 3 consigli di Anna Covone 01 - SocialWebMax

 

Video su Facebook o su Youtube?

Il primo suggerimento di Anna Covone è quello di caricare video nativi su YouTube o su Facebook, senza linkare i primi sulla piattaforma di Zuckerberg perché in questo modo vengono penalizzati. Da quando è stato impostato l’autoplay, i video su Facebook ottengono enorme visibilità, a patto che siano nativi, appunto.
Ovviamente la creazione e l’editing del video devono adeguarsi al Social su cui quest’ultimo verrà pubblicato.

“Sebbene su Facebook i video raggiungano numeri importanti la loro vita su YouTube è decisamente più lunga.”

È bene sapere che un progetto editoriale su YouTube richiede investimenti importanti, non basta pubblicare contenuti riciclati o pubblicità create per altri media: nessuna strategia può fondarsi solo sul messaggio promozionale.

 

A cosa serve YouTube?

Anna ha diviso in 4 categorie di “scopo” i vantaggi che possono derivare dall’uso professionale di YouTube:

Awarness

  • associare il brand ad un prodotto
  • associare il brand ad uno stile di vita
  • diventare influencer di un target
  • aumentare la propria credibilità mettendoci la faccia

Engagement

“IMPORTANTE: Le dimensioni del pubblico non determinano la forza della community, meglio pochi ma buoni.”

Traffico

  • portare traffico sul proprio sito

Conversioni

A questo proposito, Anna Covone ha fornito importanti indicazioni:

“Non basta mettere una keyword per essere in serp, esistono query specifiche per apparire con un video nella serp.”

Google infatti cerca di individuare l’intento della ricerca, se cerco un’azione si presuppone il mio interesse verso un video.

Anna Covone - i segreti di YouTube alla SMWRME - SocialWebMax

Quali sono le query YouTube che fanno apparire un video in serp Google?

 

Tutte le query transazionali non comportano la visione del video in serp.

Google non inserisce dunque in serp video palesemente diretti alla vendita, la mission diventa quindi quella di usare i video per convertire, strutturando ad esempio i video come delle “landing pages“, usando cioè i pulsanti per linkare a pagine esterne create appositamente per approfondire gli argomenti trattati nel video.
Anna ricorda che tramite Analytics noi possiamo tracciare ogni singolo link, quindi avere un feedback dettagliato dei risultati ottenuti.

Un altro nuovo sistema utile per convertire sono le schede: si può infatti inserire un prodotto in vendita con il link “compra, ad esempio su Google merchant center.

“Esistono molti giovani che creano video con link di affiliazione da grandi portali ecommerce (come Amazon) , guadagnando dal proprio canale. Si tratta di un’opportunità molto concreta.”

 

Il video aumenta la comprensione del prodotto del 74%.

L’info marketing è dunque uno strumento molto efficace ma, dopo il “video info“, bisogna inviare il visitatore ad una landing riferita al prodotto.

Anna Covone ha ricordato un altro valore aggiunto di YouTube: “aiuta ad aumentare il valore di ciò che fai”.
Basti pensare che il 53% degli americani afferma che YouTube influenza i propri acquisti, un classico esempio sono gli “unboxing video” (quelli nei quali lo youtubber apre la confezione di un prodotto davanti alla telecamera e ne descrive ed analizza il contenuto) che arrivano ad ottenere numeri stratosferici di visualizzazioni.
Oltre il 60% degli americani tra i 13 ed i 24 anni acquisterebbe prodotti consigliati da influencer su YouTube.

Due classici esempi di YouTube Star:

“In termini di viralità”, ricorda Anna, “YouTube ha una piattaforma che favorisce il business essendo contemporaneamente: motore di ricerca, social network e blog personalizzabile”.

“Le persone vogliono essere emozionate, ispirate. Bisogna creare spirito di emulazione.”

 

Anna Covone alla SMWRME - SocialWebMax

 

Youtube e l’importanza del packaging.

La nascita di alcuni generi particolari di video ha portato molte aziende a curare il packaging in maniera maniacale; non solo per gli “unboxing“, abbiamo infatti scoperto che esiste una grande quantità di sfumature e di generi differenti di video virali quali:

  • Unboxing (apertura e descrizione prodotto)
  • Torture test (si sottopone il prodotto a test di resistenza)
  • Hauls (si mostra dettagliatamente o si indossa un articolo appena acquistato)
  • Pickup (consigli per conquistare ragazze)
  • How to (le classiche video guide)
  • Tours home (video in cui si mostrano le case)
  • Empties (si mostra e si descrive il contenuto delle borse portate a casa dopo lo shopping)
  • Giveaways (concorsi legati ai video con promozioni speciali per tempi prestabiliti)
  • Favorites (lo youtubber spiega le sue preferenze per un prodotto)
  • Vs. (il classico confronto fra 2 prodotti simili)
  • Parodies (video parodie di qualcuno o qualcosa)

 

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Youtube case history.

Anna Covone ha raccontato un paio di casi di successo per aiutare a comprendere l’importanza del canale e fornire ispirazione per i prossimi progetti:

  1. Claudio Di Biagio ed MSC Crociere: la compagnia ha lasciato il vblogger libero di agire e di creare nel suo stile ed ha confezionato un’offerta dedicata a coloro che avrebbero prenotato la “Crociera dei giovani” dai video dello Youtubber (#bellodemamma in crociera). Nel suo stile ed in totale trasparenza, Claudio nei suoi video ha spiegato che non sarebbe stato pagato da MSC per realizzare i video ma che avrebbe ricevuto una percentuale sulle prenotazioni provenienti dal suo canale. Una sfida dunque, per entrambe le parti e le sfide coinvolgono sempre.
  2. Gabriele Saluci e Trivago. Il portale aveva twittato “2 giorni a Barcellona con 200€, tutto compreso” ed il travel blogger ha sfidato il portale di viaggi che ha accettato. È nato l’hashtag #sfidalowcost con i relativi video, molto divertenti che hanno generato tassi di conversione decisamente alti.
  3. L’Oreal e Destination Beauty: la celebre azienda francese aveva un canale YouTube con 15 milioni di visualizzazioni ma solo 23 mila iscritti. Ha quindi creato un altro canale “Destination Beauty” nel quale sono persone vere a parlare di cosmetici, a provarli, ottenendo 505.000 visualizzazioni totali e ben 116.000 iscritti.

“Le views non sono obiettivi, su YouTube vince la spontaneità, l’autenticità.”

 

YouTube spiegato dallesperta italiana Anna Covone #smwrme - SocialWebMax

Anna Covone alla Social Media Week Rome #SMWRME

 

I consigli di Anna Covone per un progetto video di successo:

  • Attenzione a come si analizzano i dati: “Facebook pone a 3 secondi il tempo utile per contare la visualizzazione, Youtube monitora anche il tempo totale.”
  • Importante trovare e rispondere a domande che già ci sono, intercettare un’esigenza, “dobbiamo generare una community”.
  • Bisogna avere un progetto originale, efficace (deve produrre risultati ed essere compatibile con la strategia di marketing totale) e sostenibile (poter offrire sempre la stessa qualità con ritmi regolari).

Cosa funziona al 100% su Youtube?

  • QUALITÀ: devo superare ciò che già esiste. Completezza di contenuti, chiarezza.
  • INTRATTENIMENTO: sempre! La creatività è naturale estensione del nostro entusiasmo.
  • CALL TO ACTION: non dirette ma conseguenza del coinvolgimento creato.
  • STORIE: al centro non deve esserci il prodotto ma la storia.
  • NON SOLO VIDEO: costruire un brand, un personaggio. Bisogna umanizzare il brand e creare la community, non basta caricare solo video.
  • SEO SEEDING: un buon lavoro di SEO può aumentare i risultati fino al 50%.
  • EDITING: Nelle prime 24/48h Youtube fa salire i nuovi video per testarne le le performance, quindi mai pubblicare un contenuto non ottimizzato!

 

Al termine della conferenza, abbiamo potuto rivolgere alcune domande ad Anna riguardo il suo lavoro e chiederle qualche altro suggerimento professionale per raggiungere i migliori risultati con Youtube.

Quando hai cominciato ad essere youtubber? Avevi già un progetto o sei partita con l’idea di provare?

Assolutamente no! Lavoravo in azienda e TuttosuYouTube era solo un esperimento e un posto dove “appuntarmi” quello che, via via, imparavo di nuovo. Il canale e l’esperienza da YouTuber sono venuti qualche mese dopo ma, devo ammetterlo, anche in quel momento non c’era un progetto preciso quanto invece la consapevolezza dell’assenza di guide all’ottimizzazione che andassero oltre il caricamento di un video.

 

Come hai accennato nel corso della conferenza, quanto è importante creare un diverso editing per diversi canali (principalmente youtube e Facebook)?

Pensiamo che sono due ambienti diversi in cui i video vengono fruiti in maniera differente. Su Facebook i video vengono trovati in maniera casuale mentre su YouTube vengono appositamente cercati: questi e altri fattori influenzano il livello di attenzione sui video che a sua volta andrà a influenzare anche le nostre strategie di editing. 

 

Quanto è difficile spiegare le dinamiche di YouTube al titolare di un’azienda? In sintesi: cerchi tu i clienti o sei contattata da chi già conosce il tuo “stile”?

Far comprendere la natura sociale di YouTube è un’operazione ancora troppo difficile perciò io preferisco lavorare con clienti e aziende che siano già fortemente motivati ad utilizzare YouTube e soprattutto che ne comprendano l’importanza, che credano nello strumento. Sono i clienti a contattarmi tramite il mio blog, perché hanno visto un video, letto una guida oppure hanno assistito a una mia conferenza.

 

Potresti svelare 3 trucchi per creare un video di forte impatto?

In che settore? Per quale pubblico? Ecco, la situazione si complica. Io dico sempre che un video è un buon video quando dopo averlo visto, ti viene voglia di vederlo di nuovo oppure di farlo vedere a qualcun altro. Questo credo debba essere il risultato a cui puntare. Per video informativi, quindi di carattere meno leggero, un buon risultato si raggiunge quando la visione del video ci invoglia a rimanere in contatto con quel canale o quel personaggio. Quindi parte tutto dall’editing, dall’esposizione (se è un Vlog) e dalla capacità di ascoltare il pubblico; un pubblico che dovrebbe essere presente nella mente di chi scrive e realizza i video.

Non svelerò 3 trucchi ma ecco tre consigli per il successo di un canale:

– un buon editing e la capacità di sintesi nei video;
– una forte Mission del canale e un’identità visiva coerente con i valori e il pubblico;
– i video devono sembrare dialoghi e non monologhi. Non dimentichiamo le call-to-action!

 

Cosa consiglieresti a chi volesse oggi approdare da zero su youtube?

Vista la confusione che accompagna la nascita di molti canali YouTube, consiglierei innanzitutto di stabilire i propri obiettivi. Cosa voglio fare su YouTube e cosa rappresenta per me? Altrimenti avere un canale YouTue potrebbe risultare un’esperienza frustrante. Un secondo consiglio è quello di non sentirsi mai arrivati e cercare, video dopo video, di migliorarsi sempre di più. A volte i risultati su YouTube stentano ad arrivare… ma noi cosa facciamo per rendere migliori i nostri video?

 

Ultima curiosità: è ancora possibile creare un business regalando informazioni? Tu sei generosissima, come fai? Hai dei trucchi che non sveli a nessuno?

Secondo me è possibilissimo, una strada sicuramente più percorribile del guadagnare con il semplice advertising.
Io, per esempio, non guadagno direttamente dalla mia attività di informazione quotidiana ma indirettamente tutto ciò mi aiuta a risparmiare tempo nell’acquisizione di clienti e a poter scegliere più liberamente a quali progetti dedicarmi. A questo si affianca sicuramente la possibilità di poter fare delle pubblicazioni e dei corsi. Ci sono tantissimi business che utilizzano l’infomarketing in maniera più energica di quanto faccia io, ma la regola rimane sempre la stessa: solo seminando valore, si raccoglie valore.

 

 

Ringraziamo Anna per il suo tempo ed i suoi preziosi consigli.

Voi avete già un canale YouTube? Avete trovato spunti interessanti? Vi è venuta voglia di aprire un nuovo canale?

Raccontatecelo!

I Social per il mondo dei professionisti #SMWRME - SocialWebMax

In un mondo sempre più connesso, popolato da internauti abituati a porre domande al “motore unico di ricerca” o al “social di riferimento“, come possono inserirsi i professionisti e con quale finalità?

Nel corso della Social Media Week Rome, hanno portato la propria esperienza alcuni pionieri del connubio tra rete e professionalità: Andrea Panato (Studio Panato Commercialista), Stefano Martello (FERPI, Comunicare le Professioni) e Massimo Melica (Studio Legale Melica, Scandelin & Partners).

 

Il primo a prendere la parola è stato Andrea Panato che ha immediatamente chiarito il suo approccio al mondo Social:

Il primo uso che va fatto dei social è ascoltare.

Ha proseguito spiegando che quando si ha una credibilità online è possibile il confronto con chiunque, anche con i propri clienti.

L’obiettivo finale del nostro lavoro è che il cliente sia soddisfatto, con i social è possibile sperimentare e cercare punti di incontro.

Panato ha suggerito di iniziare appunto con l’ascolto per capire se lo studio è una realtà interessante, verificare la propria immagine, costruire un percorso professionale.

Esiste un problema di sovrapposizione tra persona e professionista, ha proseguito il commercialista, ma

funzionano sul web le persone, non le aziende.

I professionisti in questo hanno un vantaggio e devono imparare a sfruttarlo, anche perché con i Social si è assistito ad un ritorno al passato con il passaparola, ed alla deontologia professionale per come è nata.

Panato ha dichiarato che qualche lavoro dai Social è arrivato, con un discreto ritorno per lo Studio. “Un bilancio quindi positivo anche se – ha ammesso – le grandi città offrono un bacino di maggiore mobilità e connettività, in provincia è decisamente più complicato.”

Importante la precisazione successiva:

Se cerchi nuovi clienti in rete non li trovi, se posti e dai informazioni arrivano.

Parlando poi della reputazione, il commercialista ha spiegato che cercare di difendersi è quasi impossibile, ma se si lavora generosamente per gli altri, l’aiuto ritorna nel momento di difficoltà.

Quanto alla gestione del tempo e del “modo”, l’opinione di Panato è che oggi nella professione bisogna ricominciare a pensare come delle startup, è giusto mettersi in discussione ed adeguarsi ai tempi anche se la velocità nelle risposte va gestita senza essere dei juke box.

Ecco i punti chiave dell’attività professionale online secondo Andrea Panato:

  • Il sito è un business plan, analizzare il nostro settore e quelli contigui.
  • Creare alleanze con clienti e fornitori rappresenta una catena del valore.
  • Ascoltare e coinvolgere i clienti.
  • È fondamentale decidere cosa smettere di fare, imparare cosa non fare, saper dire no.
  • Rafforzare il brand in rete, raccontare esperienze e case history.
  • Analizzare sinceramente se siamo interessanti.
  • Formazione ed innovazione continua, (nel suo studio vengono pagati corsi post laurea ai praticanti).
  • Scegliere sempre i migliori partner e fornitori. Meccanismo virtuoso, lavorare con il meglio ci impone di migliorare.
  • Non si va in rete per cercare clienti ma per creare relazioni.
I Social per il mondo dei professionisti #SMWRME 02 - SocialWebMax

I partecipanti alla conferenza: i Social per il mondo dei professionisti. #smwrme

 

Dopo Andrea Panato, ha preso la parola Stefano Martello che ha subito invitato a razionalizzare l’uso dei Social, riprendendoci dall’ubriacatura in cui si è finiti.

Gli strumenti Social sono spesso a tempo determinato, si pensi a Second Life passato da boom a decadenza totale.

Un altro esempio di cambiamento portato da Martello è stato quello di Twitter come nuovo veicolo di informazioni rapide: se nel caso del terremoto in Abruzzo si riempì prevalentemente di populismo e lamentele, durante quello in Emilia Romagna Twitter ha avuto un ruolo centrale nel veicolare notizie. Un cambio rapido che ha portato ad una crescita migliorativa.

Essere online h24 7/7 non aiuta ad accrescere la propria credibilità.

Un monito ai social addicted anche perché, secondo Martello, si assiste a troppa comunicazione interlocutoria da parte di chi vive connesso.

“Bisogna ricordarsi: ogni volta che scriviamo mettiamo in gioco la nostra credibilità e produttività.”

Impressionante la stima americana, riportata da Martello, secondo cui ci sarebbero ogni anno perdite pari a 10.800$ per ogni dipendente causate da distrazione, il multitasking sarebbe dunque la causa.

Creare relazione implica ascolto, ascolto implica tempo.

Per quanto riguarda il rapporto con il proprio pubblico, Martello ha ricordato che il linguaggio è sempre centrale nella comunicazione ed è inutile usare tecnicismi se l’interlocutore non è adatto.

Una parentesi riguardo la reputazione: “assistiamo ormai ad un’interazione totale tra vita professionale e personale, c’è totale inconsapevolezza nel condividere la propria vita sulla quale si gioca la reputazione.” Ha portato l’esempio di un candidato scartato dopo il colloquio per foto compromettenti postate in passato su Facebook.

Un monito poi che è insieme un consiglio ai professionisti:

A Roma ci sono più avvocati che in tutta la Francia, c’è molta competizione, bisogna esaminare non la quantità di comunicazione ma livello e qualità.

Uno strumento è valido se c’è analisi, monitoraggio. Mai dimenticarsi che in rete c’è un accreditamento professionale molto veloce.

 

Nel prossimo articolo racconteremo quanto detto durante la conferenza dall’Avvocato Massimo Melica che è poi stato così cortese da rispondere anche a qualche nostra domanda.

Social Network- 1 italiano su 2 è su Facebook- SocialWebMax

Social Network ed Internet in Italia: i dati diffusi dal Censis.

I dati diffusi alla fine del mese scorso dal Censis, riguardanti l’uso che gli italiani fanno dei mezzi di comunicazione, forniscono lo spunto per alcune interessanti riflessioni sulle opportunità che la rete offre e, se letti attentamente, consentono di anticipare il mercato indirizzando i propri investimenti e predisponendo attività di marketing più accurate ed efficaci.

Il primo dato di rilievo è che circa il 71% degli italiani è connesso ad Internet (anche se solo il 6% dispone di una connessione a banda larga).

Indispensabile dunque, nella pianificazione di una campagna pubblicitaria, includere una consistente parte di investimenti nel web, forti anche della straordinaria possibilità di selezionare accuratamente il proprio target di riferimento, massimizzando quindi l’investimento. Se non possiamo far a meno di riconoscere che il 96,7% della popolazione dispone di una TV e l’83,9% di una radio, è ormai certo che nessuno strumento tecnologico è in grado di raggiungere obiettivi di pubblico tanto precisi quanto Internet.

Social Network o Radio/TV, dove investire?

Siamo davvero sicuri che gli appassionati di una determinata trasmissione TV possano essere interessati al nostro prodotto o servizio?
Se invece ci rivolgeremo a coloro che stanno effettivamente ricercando quel prodotto o servizio, non saremo più un fastidioso spot che interrompe un programma, bensì una utile risposta ad una necessità, nel momento esatto in cui quest’ultima si manifesta.
Per non parlare dei costi.
A questo si aggiunga che, in base ad uno studio condotto dalla Nielsen, il 47% degli intervistati dichiara di navigare in rete mentre guarda la TV e ben il 39% si tiene aggiornato su alcuni programmi TV solo per poter partecipare ai relativi dibattiti sui Social.

Social Network- 1 italiano su 2 è su Facebook- foto webtv - SocialWebMax

Social e TV sembrano ormai inseparabili e, proprio grazie ai Social, si possono raggiungere gli utenti della TV.

 

Banda larga: una rarità.

Non dovrebbe passare in sordina il dato riguardante la velocità di connessione: appena il 6% degli italiani può usufruire di una connessione veloce.
Indispensabile dunque creare contenuti “leggeri e fruibili da tutti, anche le pagine web devono essere curate in termini di “peso, evitando l’abbandono da parte dei visitatori per manifesta impossibilità di visualizzare i contenuti.

Social Network- 1 italiano su 2 è su Facebook- foto vecchio tablet - SocialWebMax

Prima di pubblicare contenuti, verificare che siano fruibili dalla maggior parte degli italiani che dispone ancora di connessioni lente. Foto Hossam el-Hamalawy .

 

Social Network: Facebook leader indiscusso.

Sempre dal rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione, emergono dati molto interessanti riguardo i Social Network: ben il 50,3% della popolazione è iscritto a Facebook, più di 1 su 2, compresi i neonati e gli ultraottantenni.
L’utenza connessa a Facebook diventa del 62,5% se si considera solo la popolazione compresa tra i 15 e gli 80 anni (circa l’80% del totale).
Se ci riferiamo agli under 30, la percentuale di utenti iscritti a Facebook arriva al 77,4%!

A conferma del trend di crescita delle webTV e della comunicazione video “non tradizionale“, YouTube raggiunge il 42% degli utenti, ben il 72,5% tra i giovani.

Twitter si conferma un Social di nicchia, utilizzato dal 10,1% degli italiani, parliamo in ogni caso di oltre 6 milioni di persone, molte più degli spettatori medi di un programma del Sabato sera in TV.

Facebook: video in crescita esponenziale.

Qual è l’uso che gli utenti fanno del Social Network più amato?
I video sembrano mostrare una crescita impressionante, passando da 1 miliardo di visualizzazioni al giorno nel mese di Giugno 2014 a ben 3 miliardi di video/giorno di Dicembre 2014!

Pur essendo ancora distante dai volumi generati da YouTube, il trend dei video su Facebook conferma il successo della comunicazione visiva, meglio se filmata, contro quella testuale.

A questo proposito, presto affronteremo il fenomeno Periscope che, appena acquisito da Twitter, si sta già imponendo come novità di successo nell’ambito dei Social Network.

Social Network- 1 italiano su 2 è su Facebook- foto iphone - SocialWebMax

Continua il trend di crescita dei video sui Social Network.

 

I numeri di Facebook.

A conferma del successo, arrivano i numeri del maggiore Social Network al mondo: introiti pubblicitari cresciuti del 58% nell’ultimo anno.
Frutto certamente della grande quantità di utenti, delle politiche espansive e delle importanti acquisizioni degli ultimi tempi (da Instagram a Whatsapp) ma prevalentemente della possibilità, per gli inserzionisti, di raggiungere target di utenti molto precisi, ottimizzando al massimo i propri investimenti e creando interazioni bidirezionali con il proprio pubblico.

 

Per maggiori informazioni, contattaci.

facebook ripara ma non rimborsa

Ci siamo, il D-Day è arrivato.

Dopo l’annuncio fatto ai gestori di pagine, che informava circa, cito testualmente,

“La rimozione degli account Facebook disattivati e commemorativi dal numero di “Mi piace” delle Pagine”

ieri siamo infine giunti al 12 Marzo, il “giorno del giudizio”.

Cosa significa per le Aziende che hanno una pagina Facebook?

La comunicazione ipotizzava una “leggera diminuzione” nel numero dei “fans”, in realtà soltanto con il tempo conosceremo esattamente l’impatto di questa decisione contrastata.
Si tratterà di perdere fans inattivi, commemorativi, falsi insomma, quindi parrebbe una decisione saggia, mossa dall’intento di rendere le pagine aziendali sempre più vicine al loro reale pubblico, tuttavia, per molti, potrebbe rappresentare un’ecatombe mediatica.

Ecco ciò che appare oggi nella sezione "mi piace" degli Insight di una Pagina Facebook.

Ecco ciò che appare oggi nella sezione “mi piace” degli Insights di una Pagina Facebook.

Bisogna infatti ricordare che un’opportunità offerta da molte aziende, inclusa proprio Facebook, è quella di “comprare i fans“, sfruttando metodologie varie in base al proprio obiettivo e/o budget.
Si può infatti decidere, magari per mettere il turbo ad una pagina nuova o che stenta a crescere, di acquistare fans singoli o veri e propri pacchetti e va detto che questo traffico di click avviene alla luce del sole.

compra-mipiace-facebook - SocialWebMax

Il sito compramipiace.net vende pacchetti di fans su Facebook.

get-payed-for-likes - SocialWebMax

“Get payed for likes” è un sito che offre denaro in cambio di click su pagine Facebook oltre, ovviamente, a fans a pagamento per le pagine delle Aziende.

I fans a pagamento su Facebook costano, prima e dopo.

Esistono diverse linee di pensiero tra i Social Media Manager riguardo l’acquisto di “mi piace” su Facebook (o su altri social network), è difficile prendere una posizione a riguardo perché ognuna ha i suoi punti di forza e di debolezza, proviamo ad analizzarli:

Acquisto fans su Facebook, pro:

  • Per molte aziende è impossibile, in termini di immagine, accettare di avere una pagina Facebook con poco seguito, anche se solo all’inizio e per poco tempo.
  • Le grandi compagnie generaliste (tipo una comune bevanda o una compagnia telefonica) che hanno target estremamente ampi, devono rapidamente raggiungere un vasto numero di persone.
  • Come vedere molta gente dentro ad un locale desta, nel passante, interesse verso il locale stesso, allo stesso modo i tanti fans porteranno altri fans.

Acquisto fans su Facebook, contro:

  • È impossibile ottenere garanzia di genuinità dei fans pagati, molti potrebbero rivelarsi falsi.
  • È impossibile ottenere targettizzazione dei fans: un’azienda di cibo per cani potrebbe ritrovarsi fans che non avranno mai animali.
  • Molti fans, molti costi. Le campagne pubblicitarie su Facebook, rivolte ai propri fans, costeranno molto di più anche se il 90% di questi fossero, in effetti, falsi.

Le visualizzazioni su Facebook costano.

In principio furono le Pagine ed i fans che visualizzavano tutti gli aggiornamenti.
Poi Facebook decise che, nonostante i miei fans avessero già espresso il proprio gradimento per la mia pagina, io dovessi pagare per consentire loro di ricevere i miei aggiornamenti.
Si è trattato di un cambiamento epocale che, a nostro avviso, ha drasticamente ridotto la convenienza di acquistare fans.

facebook-business-SocialWebMax

Pianificare una campagna pubblicitaria su Facebook richiede un’attenta analisi per evitare di disperdere risorse. – Foto Frank May.

Facciamo un esempio.

La mia pagina ha 500 fans, che mi sono conquistato in maniera “genuina” nel tempo e che, molto probabilmente, essendomi fedeli, sono interessati a ciò che pubblico. A loro volta avranno degli amici, diciamo 100 per ognuno in media, tra i quali potrebbero trovarsi altri individui interessati ai miei contenuti, non fosse altro che per affinità con l’amico in comune.
Il pubblico che voglio raggiungere è composto da circa 50.000 persone, selezionate e, con buone probabilità, interessate a ciò che voglio promuovere.
Le possibilità di ottenere delle conversioni sono decisamente a mio favore, riuscendo così ad ottimizzare l’investimento.

Se invece io a questi 500 fans reali ne avessi aggiunti 5.000 comprati, mi ritroverei a dover promuovere i miei contenuti per 550.000 persone, senza alcuna garanzia che essi siano realmente interessati a ciò che pubblico trattandosi, in una percentuale che mi è impossibile calcolare, di account falsi, aperti soltanto per monetizzare i propri click attraverso siti come quelli sopra descritti.

Considerato il fatto che le campagne su Facebook si pagano, nella stragrande maggioranza dei casi, in base alle visualizzazioni o ai click ottenuti, il nostro suggerimento è quello di lavorare con costanza e pazienza sui contenuti, lasciando che il nostro pubblico cresca al ritmo naturale e genuino che verrà generato da ciò che scriviamo e dal meccanismo del passaparola (gli amici degli amici, per intenderci).

In conclusione: Facebook corre ai ripari per aiutare le Aziende, i Professionisti ed i gestori delle Pagine ad avere un conteggio più preciso e reale dei propri fans, tuttavia non rimborserà mai gli investimenti fatti per acquisire un pubblico fasullo.

Occhio a chi vi promette risultati strabilianti in poco tempo, molto probabilmente vuole investire male i vostri soldi!

Per maggiori informazioni contattaci.

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